Attacco di cuore, ma i telefoni non funzionano da 15 giorni, rischia la vita

Attacco di cuore, ma i telefoni non funzionano da 15 giorni, rischia la vita
TAIPANA (Udine) - Ha un attacco di cuore in un paese di montagna, Prossenicco di Taipana, e il figlio prende il telefono di corsa per chiamare, chiedere aiuto e far arrivare...

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TAIPANA (Udine) - Ha un attacco di cuore in un paese di montagna, Prossenicco di Taipana, e il figlio prende il telefono di corsa per chiamare, chiedere aiuto e far arrivare l'ambulanza o l'elicottero del soccorso sanitario. Ma il telefono fisso non funziona. Non funzionano tutti i telefoni fissi, dal 15 luglio scorso, in una borgata di montagna che ha una trentina di utenze.


Il cellulare? Qui c'è la rete slovena, perché il confine è a meno di un chilometro. Bisogna avere due schede: una slovena e una italiana. La copertura a ogni modo è molto scarsa: bisogna "girare" con il telefonino in mano, come i rabdomanti, per cercare un punto dove ci sia rete; intanto il tempo passa, minuti preziosi.

L'unico telefono fisso che funziona è quello dell'osteria, un bar che però non è sempre aperto. Cosa fare? Il figlio carica in auto la mamma, che ha 78 anni, e la porta all’ospedale, dove viene accolta in terapia semi intensiva; è sabato 21 luglio. Tempo di percorrenza? Più di un'ora. Adesso la donna è ancora in ospedale.

«Cosa dobbiamo fare? Paghiamo la bolletta come tutti, segnaliamo il disservizio. Non succede nulla. Non cambia nulla. Mia madre adesso sta meglio ma avrebbe potuto morire. Non ho parole. E se c'è un escursionista che sta male? Cosa facciamo? Non è la prima volta che succede. Il telefono salta, non si può chiamare né ricevere. L'osteria ha un contratto commerciale e, questa volta, non sa per quale miracolo, il suo fisso non è saltato. Se qualcuno si sente male di notte che fa? Va a bussare al bar? Se ci arriva, con le sue gambe? Qui ci sono molti anziani. Abbiamo scelto di vivere in questo borgo perché è la nostra terra; vogliamo far rivivere la montagna e ci stiamo riuscendo, con l'aiuto delle associazioni, del Comune. Ma per il resto siamo soli, nelle situazioni di emergenza sanitaria. In un Paese che si dice civile».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino