Violenza sessuale su minori, sei mesi ai domiciliari: assolto

Due delle tre presunte vittime erano minorenni
Un abbraccio liberatorio con la mamma e quattro suoi amici che per l’intera mattinata non lo hanno perso di vista per un istante ed hanno seguito tutte le fasi...

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Un abbraccio liberatorio con la mamma e quattro suoi amici che per l’intera mattinata non lo hanno perso di vista per un istante ed hanno seguito tutte le fasi dell’udienza. Per H. H. operaio 23enne è la fine di un incubo dopo due anni di processi e sei mesi di arresti domiciliari. La sentenza è arrivata alle quindici nel palazzo di giustizia di Belluno, a leggerla è stata la presidente del tribunale Antonella Coniglio che presiedeva la Corte. Determinante è risultata la ricostruzione del suo avvocato, il trevigiano Alberto Gavioli, che ha spiegato come in realtà il suo assistito sia uno che ha un fascino particolarmente ben accolto sulle donne e un carattere deciso. Aggiungendo che forse sono stati episodi di gelosia tra alcune ragazze ad aver sollevato il polverone. Un sentimento, questo, che avrebbe fatto finire il ragazzo nei guai. Le accuse per lui erano gravissime: violenza sessuale su tre ragazze, una di 19 e due minorenni di 16 e 13 anni.

 
Secondo l’accusa gli abusi sarebbero avvenuti nel cosiddetto “bunker” delle case popolari di Fonzaso, ovvero un corridoio stretto dove i ragazzi si ritrovavano. Nel corso del dibattimento nessuno ha però mai raccontato di aver sentito le ragazze urlare, ne avrebbe notato che qualcuna volesse allontanarsi. Il collegio di giudici non è stato aiutato dalla sfilata di testi chiamati a deporre. Le parole dei ragazzi furono fondamentali prima dell’arresto del giovane, che fece 6 mesi ai domiciliari. Inoltre, sempre nel corso del dibattimento, è anche emerso il proposito di alcuni dei ragazzi di fare un video per “incastrare” il 22enne. Eppure nell’ultima udienza a stento risposto alle domande, inanellando una sfilza di «non ricordo». Una sequenza che nella passata udienza spinse anche il pm Simone Marcon a chiedere all’imputato se avesse telefonato ai testimoni per indurli al silenzio. 

LA DIFESA

«Non sono un animale. Erano consenzienti. Mi hanno denunciato per gelosia o, nel secondo caso per giustificarsi con il fidanzato». Si era difeso. Ieri mattina il pubblico ministero ha chiesto una condanna a un anno e due mesi. Il tribunale invece lo ha assolto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino