La sexy supplente si difende: «E' stato un errore di gioventù»

Una delle foto della prof
TREVISO - Anita è stupita e incredula, dice di non sapere nulla e che le foto risalgono a tanto tempo fa: «Sono scatti vecchi, di almeno 15 anni fa, quando ho posato per un...

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TREVISO - Anita è stupita e incredula, dice di non sapere nulla e che le foto risalgono a tanto tempo fa: «Sono scatti vecchi, di almeno 15 anni fa, quando ho posato per un sito: lavoravo come modella perché dovevo mantenermi agli studi. All’epoca facevo l’università a Roma e studiare costa. Lavoravo anche come barista, è stato un periodo difficile».


Ma adesso la prof è sconvolta: «Non so chi abbia pubblicato quelle foto e non so come bloccarle, non sono io ad avere il controllo del sito che le ha pubblicate. Non è mio, anche se viene riportato il mio nome: ci sono persone che mi stanno usando per pubblicizzare i tatuaggi e hanno pubblicato quelle immagini senza la mia autorizzazione. Qualcuno le sta usando al posto mio, che sono l’unica a poter decidere che cosa pubblicare».

L’insegnante ha un sospetto: «Ho posato in diverse occasioni in più set fotografici: quelle foto evidentemente sono state salvate prima su un pc, poi su un altro ancora e assemblate a mia insaputa, ma non pensavo che uscissero dallo studio».

Parla a tratti e con comprensibile nervosismo, la supplente è quasi disperata. Sa che per quegli scatti si trova, suo malgrado, nella bufera e si dice pentita: «Sono cose che ho fatto quando ero giovane, ero appena maggiorenne ma non avevo idea che la mia incoscienza di allora e la cattiveria di certa gente potesse portarmi in questa situazione. Questa cosa mi sconvolge, mi rovina la vita».

L’imbarazzo è evidente, ma la storia è ormai di dominio pubblico, anche nella rete. Quegli scatti sexy stanno girando da un social all’altro e non soltanto tra gli studenti del Duca degli Abruzzi: «Non so niente, non immaginavo. Mi dispiace, mi dispiace tanto: chissà che cosa mi succederà. Io già sono una supplente e tra poco mi scadrà il contratto, sono una precaria della scuola». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino