L'accusa della Procura al marito: «La morte di Giulia era stata annunciata»

Roberto Lo Coco e Giulia Lazzari
ADRIA - Roberto Lo Coco potrebbe non aver strangolato la giovane moglie Giulia Lazzari in preda a un improvviso raptus, durante un abbraccio, ma aver già immaginato...

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ADRIA - Roberto Lo Coco potrebbe non aver strangolato la giovane moglie Giulia Lazzari in preda a un improvviso raptus, durante un abbraccio, ma aver già immaginato precedentemente di poter compiere un gesto del genere per poi suicidarsi: questa sembra essere la possibilità presa in considerazione dagli inquirenti, perché l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato contestata al 28enne di origini siciliane è stata modificata con l’aggiunta della premeditazione.  

QUADRO ACCUSATORIO
Si aggrava, quindi, il quadro accusatorio nei confronti dell’uomo, che, come lui stesso avrebbe raccontato alla madre e alla zia della moglie prima e ai carabinieri poi, nel pomeriggio dell’8 ottobre, al termine di una lite con la moglie, l’avrebbe strozzata per poi tentare di togliersi a sua volta la vita. Lo Coco, disoccupato e con problemi di tossicodipendenza, dal 12 ottobre è in carcere per la misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini. Gesti che, secondo la nuova formulazione dell’accusa, non sarebbero stati frutto di una perdita di controllo improvvisa, ma di una riflessione maturata nel tempo.
PAROLE COME PIETRE
Questa ipotesi sembra essere maturata alla luce delle indagini sugli scritti di Lo Coco, in particolare un foglio scritto a mano, qualche tempo prima di quel tragico 8 ottobre, dal quale emergerebbero elementi che farebbero pensare al fatto che l’idea di un duplice gesto stremo frullasse già nella sua mente da un po’. Del resto, particolarmente inquietante, alla luce di quanto è poi accaduto, appare anche un post pubblicato su Facebook e visibile a tutti il 6 ottobre, due giorni prima dello strangolamento, nel quale in un lungo e confuso ragionamento sulla fine del rapporto coniugale, scriveva rivolto alla moglie, fra le altre cose: «Non ne troverai mai uno che ti amerà e che ti darà tutto l’amore che ti ho dato io, a parte gli errori che ho fatto, ti ho amata veramente tantissimo. Ok l’hai voluto tu questo, io no, mai voluto separarmi da te. Ciao».
TRAGICO PRESAGIO
Parole che riecheggiano in modo sinistro quanto avrebbe lui stesso detto di aver pronunciato nei momenti in cui ha stretto le mani attorno al collo delle moglie, che si stava separando da lui e che lui sospettava avesse una relazione con un altro uomo. Prima una frase del tipo: «Ho capito che fra noi è finita, ti prego dammi un ultimo abbraccio». Poi, durante l’abbraccio, con le sue mani che si spostavano verso la gola di lei: «Se non ti posso avere io non ti avrà nessuno». Una stretta che avrebbe fatto andare in arresto cardiaco la 23enne cameriera, provocandole un edema polmonare e un edema cerebrale. Dopo la telefonata al 118 del fratello del 28enne, che si trovava in casa in quei momenti e che si è poi accorto successivamente delle condizioni della cognata, la ragazza era stata ricoverata in Rianimazione, prima all’ospedale di Adria, poi in quello di Rovigo, ma dopo un’agonia di nove giorni di coma farmacologicamente indotto, è sopraggiunta la morte.
L’AUTOPSIA

Proprio oggi verrà affidato l’incarico al medico legale ferrarese Lorenzo Martinelli per eseguire l’autopsia sul corpo di Giulia e offrire le risposte che servono per capire se veramente tutto è andato come raccontato da Lo Coco. Nel frattempo il sostituto procuratore Sabrina Duò ha chiesto al giudice per le indagini preliminari che venga eseguita una perizia psichiatrica sul 28enne, per valutare se sia in grado di intendere e volere e se lo fosse quel pomeriggio quando ha stretto le mani attorno al collo della moglie 23enne, nella forma dell’incidente probatorio. Questo significa che la perizia potrebbe essere eseguita alla presenza di tutti i consulenti nominati dalle parti, anticipando la formazione della prova al momento delle indagini preliminari. Dal punto di vista della Procura, una sorta di “mossa del cavallo”, decisa alla luce dell’annunciata volontà manifestata da parte del difensore di Lo Coco, l’avvocato Anna Osti, di richiedere una consulenza di parte sullo stato psichiatrico del proprio assistito. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino