PADOVA- Erano stati gli infermieri del Suem a staccare a fatica Fabio Candiotto dal corpicino del figlioletto di dieci anni che giaceva sull’asfalto dell’autostrada...
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Accuse gravi quelle avanzate dal pubblico ministero: «Ometteva di adeguare la velocità alle condizioni del traffico (...) Il bambino era seduto sul sedile posteriore lato conducente, non assicurato al sedile con un sistema di ritenuta e non munito di cinture di sicurezza». E ancora, guidava la sua Lancia Y “sotto l’effetto della droga”.
Fabio Candiotto stava risalendo l’A13 in direzione di Padova. Accanto aveva un’amica e dietro il figlioletto. Forse si è confuso durante un sorpasso. Ha tamponato una Volkswagen Polo condotta da un quarantenne di Solesino. L’utilitaria si è ribaltata, Tommaso è stato sbalzato fuori. Le auto che seguivano erano riuscite a fermarsi. Il piccolo Tommaso abitava a Annone Veneto (dove frequentava la 5. elementare) con la madre Annalisa Antonini e la sorella Daiana. Dopo la separazione dalla moglie, il padre era andato a vivere nella vicina Pravisdomini. Domenica 18 dicembre 2016 il figlio era con il padre. Annalisa era al lavoro al centro commerciale Adriatico di Portogruaro. Alle otto di sera fu raggiunta da agenti della Polizia. Corse a Padova a vedere il corpo del suo bambino. La donna era stata colpita da un’altra tragedia stradale, quella del fratello Ivan Valentino, morto a 17 anni nel luglio 2008.
I consulenti del pm hanno analizzato a lungo la cartella clinica di Fabio Candiotto che era stato ricoverato al Policlinico di Padova per alcune fratture. Le analisi avevano accertato che aveva assunto morfina. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino