Acc, la Lega Coop allo scoperto:«Lavoratori, investite l'indennità di disoccupazione e diventate soci»

Sindacati e Lega Coop
BORGO VALBELLUNA - All’Acc ormai si respira aria di cambiamento. Radicale. Delle tre manifestazioni di interesse per rilevare il sito, attualmente commissariato, solo...

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BORGO VALBELLUNA - All’Acc ormai si respira aria di cambiamento. Radicale. Delle tre manifestazioni di interesse per rilevare il sito, attualmente commissariato, solo la Lega Coop è uscita allo scoperto, mentre le altre due realtà restano nell’ombra in ossequio agli accordi riservatezza. Entro le 24 del 31 gennaio dovranno arrivare le eventuali offerte vincolanti, ovvero di chi sarà realmente interessato a rilevare il sito zumellese specializzato nella produzione di compressori per la refrigerazione domestica.

Dopo tre giorni di lavoro, per evadere parte di un grosso ordine per la Bosch, le linee si sono di nuovo fermate. Dovrebbero ripartire a febbraio, ma c’è di mezzo lo spartiacque del 31 gennaio dal quale dipenderà il destino della storica azienda, figlia di quella industrializzazione voluta nel post Vajont per sanare la ferita di un disastro senza precedenti per la comunità: 2mila morti spazzati via dall’onda uscita dalla diga del Vajont, spinta oltre l’invaso dalla frana del monte Toc.

Ma cosa succederà se solo la Lega Coop concretizzerà il proprio interesse? Ipotesi non da escludere visto che il primo bando, dopo le due manifestazioni di interesse, si concluse senza alcuna offerta vincolante costringendo il Ministero dello Sviluppo economico ad autorizzare, in modo inusuale, una seconda procedura di vendita.
Con la Lega Coop non sarà un semplice rilevazione da parte di un investitore, ma toccherebbe ai dipendenti mettersi in gioco: diventerebbero di fatto i proprietari del sito

Il capitale sociale verrebbe costituito dai soldi provenienti dalle indennità di disoccupazione dei 300 dipendenti: 24mila euro a testa che con la legge Marcora verrebbero quadruplicati dallo Stato. Poi la Lega Coop, quale garante, attiverebbe i propri canali di credito, mettendo in campo parte del fondo appositamente accantonato, pescando dagli utili, per sostenere l’avvio di cooperative. Un modello che ha funzionato bene con la Fonderia Dante di Verona rilanciata proprio con questa formula da 62 lavoratori, oggi sono arrivati a ben 132.

«È chiaro - commenta Stefano Bona, segretario provinciale della Fiom-Cigl - che questo progetto potrebbe essere avviato solo se vi aderisse almeno un centinaio di lavoratori e sarebbe il primo esperimento in Italia calato su un’azienda così grande. Una decisione che spetterà solo a loro. Ma questa, per ora è solo un’ipotesi. Dobbiamo capire se ci saranno altre offerte».


La speranza è che possa esserci un investitore puro, evitando ai dipendenti di dover fare una scelta che non potrà che essere coraggiosa nel caso decidessero di avviare una coooperativa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino