Violenza sulle donne, la storia di Tiziana: «Mi spaventava: se mi denunci ti ammazzo. Poi l'ho fatto»

Violenza sulle donne, la storia di Tiziana: «Mi spaventava: se mi denunci ti ammazzo. Poi l'ho fatto»
«Le nostre famiglie ci hanno fatto sposare senza poter scegliere. Non sapevo se dire sì o no: non capivo la situazione, ero cresciuta senza la minima...

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«Le nostre famiglie ci hanno fatto sposare senza poter scegliere. Non sapevo se dire sì o no: non capivo la situazione, ero cresciuta senza la minima esperienza».

Tiziana non aveva voluto quel matrimonio, sfociato in violenza casalinga, eppure per sopravvivere aveva persino imparato ad amare quello sconosciuto («Sono arrivata a farmene una ragione, credendo che fosse il mio destino»), che aveva iniziato a sfogare la sua gelosia ingiustificata su di lei. «All’inizio abbiamo vissuto un periodo in tranquillità, poi quando gli ho detto che non volevo più stare con lui né che si avvicinasse a me è impazzito. È iniziato ad essere geloso, a pensare che avessi un altro invece di capire che semplicemente non lo amavo. Non trovando le prove del mio tradimento è impazzito e ha iniziato a minacciarmi. Mi teneva sempre in tensione e per me non c’era un attimo di pace. Se non andavo a lavorare cercavo di evitarlo il più possibile, non gli rispondevo perché se lo facevo era peggio, sopportavo fin che potevo. Era una situazione senza fine. Era violento fisicamente, ma anche a parole. Mi diceva di tutto e di più, non c’era mai pace: se stavo male o se stavo bene a lui non interessava, voleva solo il mio malessere e cercava di fare di tutto per farmi stare male. Mi minacciava dicendo che mi avrebbe ucciso se lo avessi denunciato. Mi ripeteva: “Se anche mi denunci quanto starò dentro un anno? Dieci? Cinque? Ma quando esco ti troverò, in qualsiasi buco sarai e sai dove finirai…”. Mi ha fatto sempre tanta paura, mi seguiva al lavoro mentre lui non faceva niente. Era sempre pronto a litigare».

Oggi Tiziana lavora per Cuoche Combattenti, un progetto nato dall’elaborazione del percorso di fuoriuscita dalla violenza domestica; la vita continua ma il passato non sparisce. «Mi sono persa dentro i miei pensieri alla ricerca di un modo per trovare una soluzione, ma da sola era troppo difficile. Poi mia figlia a scuola parla con una psicologa che ci fa conoscere “Le Onde Onlus” che aiuta le donne in difficoltà. Tempo una settimana e abbiamo organizzato la nostra fuga». Vivere in una perenne tensione è devastante, tanto più se si ripercuote inevitabilmente anche sui tuoi figli, un maschio e una femmina: «Mi ricordo di una volta, mia figlia cercava di farlo calmare, gli chiedeva di non gridare quando era presente, aveva paura. Lui la aggrediva in piena faccia anche se piangeva e le urlava: “Tu sei come tua madre”. Si avvicinava al suo viso, come se volesse sfidare la bambina». Il presente è fatto di fatica ma anche di una nuova serenità, da assaporare a fondo. Tiziana ci riflette un istante e poi dà un consiglio a chi vive una situazione simile: «Cercate di uscirne il prima possibile, di non sopportare per anni. Dal primo schiaffo o se ti offende in mezzo alle persone o per strada. Se succede significa che non c’è rispetto e bisogna scappare. Oggi mi domando come ho potuto vivere in quella situazione, mi vengono i brividi solo a pensarlo. Grazie a Dio e a tante persone che mi hanno aiutato la mia vita è cambiata in meglio, ma la paura c’è sempre». 

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Il Gazzettino