Spesso l'etichetta “populista” serve a sfuggire ai problemi

Spesso l'etichetta “populista” serve a sfuggire ai problemi
Caro direttore, quando si dice “populista” in Francia viene in mente Le Pen e in Italia Grillo o Salvini, con il loro armamentario di frasi fatte e luoghi comuni utilizzati...

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Caro direttore,

quando si dice “populista” in Francia viene in mente Le Pen e in Italia Grillo o Salvini, con il loro armamentario di frasi fatte e luoghi comuni utilizzati per accaparrarsi il consenso elettorale. Comunque la si pensi, è innegabile che dietro ogni affermazione populista ci sia un po’ di verità.


Quando Farage dice che l’attuale struttura dell’Ue non è totalmente democratica purtroppo non ha tutti i torti. Anche la Le Pen o Salvini hanno parzialmente ragione nel criticare l’attuale politica immigratoria dei Paesi europei. Che poi queste affermazioni vengano fatte in modo grezzo, brutale e per uno squallido tornaconto personale è un altro paio di maniche. Il fatto è che accusare questi personaggi di “populismo” da solo non basta.

Non sarà politicamente corretto dirlo ma è innegabile che l'immigrazione massiccia e incontrollata sta recidendo le nostre radici cristiane, costringendoci ad accettare un multiculturalismo indiscriminato, così che molti italiani non si sentono più a casa loro.

Renzo Bulbarella



Torreglia (Pd)



Caro lettore,


soprattutto in questi anni di crisi molti partiti e leader politici, in Italia e in Europa, hanno pescato a man bassa nell'armamentario classico del populismo, privilegiando la denuncia enfatica (e non raramente becera) dei problemi al tentativo di indicare soluzioni possibili e percorribili. Tuttavia, soprattutto in Italia, alcune etichette come "populista" o "demagogo", vengono usate anche per lavarsi la coscienza ed eludere i problemi. Nella polemica politica definire populista una denuncia o una proposta è spesso anche un modo per negarle ogni dignità e valore. Per cercare di liquidarla e cancellarla dall'agenda politica. In realtà in non pochi casi, e lei ne ricorda alcuni, certe posizioni o denunce più che populiste sono popolari, nel senso che, seppur con qualche brutalità, toccano da vicino, in modo concreto e immediato la vita delle persone. Parlano, come si dice, alla loro pancia. Andrebbero quindi affrontate, non semplicemente esorcizzate. Purtroppo però per farlo occorre mettere in discussione certezze e paradigmi politici, rivedere assunti ideologici e slogan. E non tutti sono disposti a farlo. Salvo poi pentirsi o ricredersi quando quelle posizioni tacciate come populiste vengono premiate dal consenso elettorale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino