Non basta un contratto per garantire l'unione di governo. La prossima volta è meglio un programma condiviso

Non basta un contratto per garantire l'unione di governo. La prossima volta è meglio un programma condiviso
Caro direttore, sono amareggiato a vedere il declino politico italiano. Neanche con un contratto, si spera tra persone per bene, si riesce a stare ai patti con gli elettori....

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Caro direttore,
sono amareggiato a vedere il declino politico italiano. Neanche con un contratto, si spera tra persone per bene, si riesce a stare ai patti con gli elettori. Quando si fa un patto bisogna rispettarlo fino alla fine. I grillini sono contro le opere pubbliche, però sono a favore dei tagli della politica, cioè meno 350 parlamentari circa, che ci costano circa mezzo miliardo all'anno (bella cifra: potremmo fare tante cose nei comuni, oramai sempre senza soldi, per le manutenzioni, per gli impianti sportivi per i nostri figli ecc.ecc.). La Lega vuole le opere pubbliche, però voglio vedere se almeno , prima di far cadere il governo, non fanno slittare per l'ennesima volta il patto con gli italiani, cioè il suddetto taglio, visto che nei comuni e province è già avvenuto. La prossima volta i contratti si fanno davanti ai notai, quando si scrivono dei programmi seri bisogna rispettarli.


Francesco Pingitore
Belluno


Caro lettore, 
conosciamo bene le condizioni politiche in cui nacque la coalizione giallo-verde dopo le elezioni del marzo 2018. Era un'alleanza tra diversi che fino a poche settimane prima giuravano che mai e poi mai avrebbero governato insieme ma che si ritrovarono a Palazzo Chigi per evitare il ritorno alle urne o soluzioni tecniche avversate da entrambi. A questa anomalia se ne aggiunse un'altra: la stipula di un contratto di governo che impegnava entrambi i partiti, Lega e M5s, a realizzare un programma che era la somma delle principali proposte elettorali delle due forze politiche: quota 100, reddito di cittadinanza, nuova politica sull'immigrazione e la sicurezza etc.

Pensare che due partiti in larga parte alternativi, con storie e percorsi politici molto diversi e portatori di interessi in larga misura contrapposti potessero guidare a lungo un Paese sulla base di un contratto, quasi fosse un'operazione commerciale, era un'illusione che ha presto mostrato tutti i suoi limiti. E ha condotto alla crisi di questi giorni. Non credo che nessuno abbia tradito il contratto. Lega e M5s sono partiti alternativi su molti terreni e alla fine l'identità di ciascuna forza politica ha prevalso. La speranza è che il prossimo governo, chiunque ne faccia parte, operi sulla base di un programma meglio ancora se condiviso prima del voto, e non di un contratto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino