L'errore si perdona, l'arroganza no

L'errore si perdona, l'arroganza no
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Caro Direttore,
sono perfettamente d'accordo con il sig. Vittorio De Marchi per quanto ha scritto sulla edizione odierna del Gazzettino, in merito alle mani in tasca del Presidente della Camera durante la cerimonia a Palermo per la strage di Capaci, mentre veniva suonato l'inno di Mameli. 


Mi sento anche di aggiungere che quanto ha affermato Fico, in risposta alle polemiche («Preferisco una mano in tasca per qualche secondo alla mano sul cuore di chi poi tradisce lo Stato»), non ha fatto altro che aggravare un comportamento che non fa onore alla terza carica del nostro Stato democratico, perché altamente offensivo per i martiri della lotta alla mafia e per tutto il popolo italiano che idealmente era presente a quella doverosa cerimonia.

Renzo Turato
Padova


Caro lettore,
lo dico con tutto il rispetto per chi è stato democraticamente eletto ed è assurto alle più alte cariche dello Stato. Ma temo che dovremo abituarci a questo genere di episodi. Passare dal vaffa al vertice di Montecitorio è un bel salto anche per un ragazzo sveglio come Roberto Fico. Il presidente della Camera avrebbe però dovuto almeno avere il buonsenso di chiedere scusa per il suo comportamento e per quelle ingiustificabili mani in tasca. 

Ha invece risposto in modo supponente. E questo è ancora più grave.  Perché la mancanza di umiltà per chi occupa alti ruoli istituzionali è uno dei peccati peggiori. La mancanza di etichetta istituzionale si può anche comprendere e talvolta scusare, l'arroganza no. Mai. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino