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Il vaiolo delle scimmie tiene in allerta le organizzazioni sanitarie mondiali. Al 26 maggio si registra un totale complessivo di 257 casi confermati in laboratorio di vaiolo delle scimmie e di circa 120 casi sospetti. Non sono stati invece segnalati decessi. Ma «la situazione si sta evolvendo rapidamente e l'Oms prevede che i casi identificati aumenteranno man mano che la sorveglianza si espande nei Paesi non endemici, nonché in Paesi noti per essere endemici che non hanno segnalato casi di recente». Così in una nota l'Organizzazione mondiale della Sanità sottolineando che dal 13 maggio scorso il vaiolo delle scimmie è stato segnalato all'Oms da 23 Stati membri che non sono endemici per il virus.
Vaiolo delle scimmie, le indagini dell'Oms
Le indagini epidemiologiche, fa sapere ancora l'Oms, sono in corso. «La stragrande maggioranza dei casi segnalati finora - si legge nella nota di aggiornamento - non ha stabilito collegamenti di viaggio con un'area endemica e si è presentata tramite cure primarie o servizi di salute sessuale». L'Oms sottolinea poi che l'identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza collegamenti diretti con un'area endemica «è atipica» e un caso di vaiolo delle scimmie in un Paese non endemico «è considerato un focolaio». Inoltre l'Oms rileva che l'improvvisa comparsa simultanea del vaiolo delle scimmie in diversi Paesi non endemici «suggerisce che potrebbe esserci stata una trasmissione non rilevata per qualche tempo così come recenti eventi che hanno amplificato la diffusione». L'Organizzazione mondiale della Sanità ricorda infine che le azioni immediate da mettere in campo sono tre: fornire informazioni accurate a coloro che potrebbero essere più a rischio; fermare un'ulteriore diffusione tra i gruppi a rischio; proteggere gli operatori sanitari in prima linea.
Bassetti: «La diffusione del contagio è ormai globale»
«I numeri del vaiolo delle scimmie stanno diventano importanti.
Crisanti: «Momento critico»
«Quarantena» per i contatti stretti di persone che si sono ammalate di vaiolo delle scimmie «e vaccinazione ad anello», cioè quella strategia che parte dal coprire chi ha più probabilità di essere infettato da un virus. È la strategia che adotterebbe Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, per contenere il Monkeypox virus. L'Organizzazione mondiale della sanità non ha consigliato al momento queste due azioni, e ha precisato che i contatti dei casi si devono monitorare per 21 giorni (periodo massimo di incubazione del virus), potendo però continuare le loro attività quotidiane di routine. «Ma, alla luce di tutto quello che abbiamo subito con Sars-CoV-2, a mio avviso un piccolo eccesso di prudenza non guasta», sottolinea Crisanti all'Adnkronos Salute. «Io farei la quarantena dei contatti», spiega: «Si tratterebbe di una decina, 14 giorni. E poi vaccinazione: sicuramente i contatti dei casi li vaccinerei tutti», afferma il virologo che, invece, «non» riterrebbe «necessario in questa fase vaccinare personale sanitario e di laboratorio».
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Il Gazzettino