Il vaiolo delle scimmie tiene in allerta le organizzazioni sanitarie mondiali.
Vaiolo delle scimmie, le indagini dell'Oms
Le indagini epidemiologiche, fa sapere ancora l'Oms, sono in corso. «La stragrande maggioranza dei casi segnalati finora - si legge nella nota di aggiornamento - non ha stabilito collegamenti di viaggio con un'area endemica e si è presentata tramite cure primarie o servizi di salute sessuale». L'Oms sottolinea poi che l'identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza collegamenti diretti con un'area endemica «è atipica» e un caso di vaiolo delle scimmie in un Paese non endemico «è considerato un focolaio». Inoltre l'Oms rileva che l'improvvisa comparsa simultanea del vaiolo delle scimmie in diversi Paesi non endemici «suggerisce che potrebbe esserci stata una trasmissione non rilevata per qualche tempo così come recenti eventi che hanno amplificato la diffusione». L'Organizzazione mondiale della Sanità ricorda infine che le azioni immediate da mettere in campo sono tre: fornire informazioni accurate a coloro che potrebbero essere più a rischio; fermare un'ulteriore diffusione tra i gruppi a rischio; proteggere gli operatori sanitari in prima linea.
Bassetti: «La diffusione del contagio è ormai globale»
«I numeri del vaiolo delle scimmie stanno diventano importanti. Se mettiamo insieme i casi confermati con i sospetti, sono 400 in poche settimane in 25 Paesi del mondo. La diffusione del contagio è ormai globale. In pratica tutti i Paesi evoluti dal punto di vista sanitario hanno riportato dei casi e chi ancora non l'ha fatto lo farà a breve. I contagi iniziano a essere significativi e il fenomeno è destinato a crescere ancora, perché il tempo di incubazione di questa infezione arriva a 3 settimane e poi ci saranno i contagi da contatto. Complessivamente si sta agendo bene, il livello di allerta si è alzato e anche i cittadini si fanno vedere dai medici in caso di strani rush cutanei». Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «È importante l'isolamento fiduciario per quanto riguarda i contatti, non stiamo parlando di fare la quarantena obbligatoria come con il Covid, ma di non avere rapporti stretti con altre persone - precisa l'esperto - Poi un passaggio potrebbe essere quello della vaccinazione dei contatti e pensare alla vaccinazione, visto che le dosi ci sono, di alcune categorie, che si potrebbe fare nelle prossime settimane. Complessivamente - osserva Bassetti - la gestione del fenomeno, anche per quello che abbiamo imparato con il Covid, è avvenuta in maniera attenta».
Crisanti: «Momento critico»
«Quarantena» per i contatti stretti di persone che si sono ammalate di vaiolo delle scimmie «e vaccinazione ad anello», cioè quella strategia che parte dal coprire chi ha più probabilità di essere infettato da un virus. È la strategia che adotterebbe Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, per contenere il Monkeypox virus. L'Organizzazione mondiale della sanità non ha consigliato al momento queste due azioni, e ha precisato che i contatti dei casi si devono monitorare per 21 giorni (periodo massimo di incubazione del virus), potendo però continuare le loro attività quotidiane di routine. «Ma, alla luce di tutto quello che abbiamo subito con Sars-CoV-2, a mio avviso un piccolo eccesso di prudenza non guasta», sottolinea Crisanti all'Adnkronos Salute. «Io farei la quarantena dei contatti», spiega: «Si tratterebbe di una decina, 14 giorni. E poi vaccinazione: sicuramente i contatti dei casi li vaccinerei tutti», afferma il virologo che, invece, «non» riterrebbe «necessario in questa fase vaccinare personale sanitario e di laboratorio».