Ragazze investite a Roma, un genitore: «Mia figlia me lo ha raccontato è il giochino del semaforo rosso: si corre tra le auto che sfrecciano» Video

«Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta...

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«Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta di attraversare le due carreggiate di Corso Francia veloci mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone, creando storie sui social che poi si cancellano nel giro delle 24 ore». A rivelarlo è M. L., 43 anni, un piccolo imprenditore del Labaro, quartiere a nord di Roma, le cui figlie, una sedicenne e l’altra ventenne, il sabato sera frequentano la zona dei locali non distante da Corso Francia. La più piccola è in contatto con la comitiva delle due liceali travolte e uccise una settimana esatta fa mentre attraversavano lo stradone con il semaforo pedonale rosso. 


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«LO FANNO TUTTI»
L’uomo ha un nodo alla gola mentre parla ma lo fa con coscienza, per mettere sul chi-va-là gli altri genitori, per esortarli a seguire ancora meglio i figli e impedire loro che commettano «qualche altra bravata tanto pericolosa fino alla morte». «Quando domenica mattina - dice l’imprenditore - appresa le terribile notizia ho chiesto a mia figlia più piccola e a una sua amichetta che la sera prima erano state a Ponte Milvio “ma com’è possibile che sia successa una disgrazia del genere?” loro non erano affatto stupite. Anzi, mi hanno risposto: «Ma è il giochino, lo fanno tutti”». Il genitore non sa dire se anche Camilla e Gaia si fossero lanciate su Corso Francia per sfidare la sorte l’altro sabato notte quando il Suv le ha travolte, ma non si sente di escluderlo del tutto. «Quando gliel’ho chiesto a mia figlia, lei mi ha detto che era già andata via da Ponte Milvio a quell’ora, ma ha aggiunto che “lo fanno tutti, sempre”.
 

Io sono rimasto sconvolto da queste parole e ho deciso di parlare proprio per mettere in guardia tutti gli altri genitori, perché i nostri ragazzi adolescenti ci guardano come una sorta di cerberi, dei nemici e spesso siamo gli ultimi a sapere le cose. Ho pensato anche a quel ragazzo in auto che, in fondo, è passato con il verde e ha la vita rovinata comunque. Come a lui potrebbe capitare ad altri di vedersi sbucare ragazzini che attraversano la strada correndo, magari solo per gioco». La figlia più grande di M. L., invece, sabato notte era passata su Corso Francia per tornare a casa ed era rimasta imbrigliata nel traffico dovuto ai soccorsi e ai rilievi dei vigili. «Anche lei che ha studiato in un liceo di zona - spiega ancora M. L. - mi ha confermato l’esistenza del gioco, una specie di insensata roulette russa praticata anche di giorno da interi gruppo di ragazzini», aggiunge. 

IL VIDEO
C’è un video girato dal passeggero di un’auto che passa a velocità moderata su Corso Francia, di giorno, all’altezza del distributore dell’Agip e del Mc Donald’s, a meno di trecento metri di distanza dal punto dove i corpi di Gaia e Camilla sono volati sull’asfalto, che dimostra come non fosse inusuale scavalcare il guard-rail per tagliare da parte a parte lo stradone. Il passeggero riprende due ragazzini, sui 16/17 anni, coi giubbotti rossi e grigio, che, appena scavalcato il guard-rail centrale, correndo tra le auto che sfrecciano, finiscono di superare anche le ultime tre corsie della seconda carreggiata per approdare sul marciapiede.

E questo nonostante le strisce pedonali non siano così distanti. Il passeggero urla “noo, mo’ glielo dico”. Ma non si capisce se anche chi ha girato il video sia un minorenne a bordo di una mini-car. M. L. è convinto che quanto di terribile è accaduto a Camilla e Gaia «non è un incidente che finisce lì», ma che può nascondere «una bravata, perché ci sono strisce a breve distanza». Il genitore punta l’indice anche contro i gestori dei locali che, noncuranti delle regole, servono da bere ai minori che frequentano bar e pizzerie a Ponte Milvio: «Sono tanti, mia figlia mi ha spiegato che sui gruppi social delle comitive girava voce che quella sera in pizzeria anche al gruppo di Gaia e Camilla avessero dato alcolici. Se così fosse, è gravissimo». 


 
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Il Gazzettino