L'Aquila, la visita di Salvini tra le bancarelle della Befana: applausi e tensioni. Biondi alle mani con un manifestante

L'AQUILA - C’è un ragazzo di colore che lo abbraccia e gli dona un braccialetto arcobaleno. «In bocca al lupo, amico» gli dice Matteo Salvini dal...

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L'AQUILA - C’è un ragazzo di colore che lo abbraccia e gli dona un braccialetto arcobaleno. «In bocca al lupo, amico» gli dice Matteo Salvini dal sagrato della chiesa del Suffragio, scattando l’immancabile selfie, inevitabilmente diverso rispetto alle altre centinaia. E’ una delle istantanee simbolo di un pomeriggio, quello aquilano del vice premier, comunque carico di tensione. La piazza principale della città, quella del Duomo, non è solo splendido scenario della tradizionale fiera dell’Epifania, ma diviene anche teatro della “contesa” tra una trentina di contestatori e i sostenitori del ministro dell’Interno. Agli slogan e ai cori offensivi («Sciacallo», «L’Aquila libera» e «Siamo tutti clandestini») fanno da contraltare gli applausi e le ovazioni. Un botta e risposta a cui Salvini assiste quasi impassibile, tra una foto e l’altra. Salvo poi, dal sagrato-simbolo, inviare una serie di baci ironici, con scroscianti applausi a corredo. «Tutti clandestini? E si vede» indica a mano aperta.

 

Più tardi, nel comizio, dirà che «il governo ha fatto bene a ripristinare l’educazione civica nelle scuole per insegnare il rispetto», e ancora apostrofando i manifestanti (tra cui ci sono gli esponenti dei comitati e delle associazioni, ma anche qualche voto noto della politica) come «quattro figli di papà che fanno enorme tristezza», invitando in ultimo a un conciliante «pane e nutella per tutti». Alla fine c’è solo qualche contatto tra la Polizia e il drappello: a farne maggiormente le spese sono stati gli occhiali del sindaco Pierluigi Biondi, caduti a terra dopo uno spintone ricevuto da parte di un manifestante.

Una contestazione annunciata e preparata, se si pensa che tra le bancarelle girano in lungo e in largo finte Befane, in costume, distribuendo foglietti con che citano Luther King (tra i preferiti del vice premier): «Non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli. Salvini not welcome».

LA GIORNATA  - Salvini è atteso per le 17,30 in città, in arrivo da Roseto, con “sbarco” nella parte alta di via Sallustio. La voce si diffonde, tanto che i manifestanti si radunano, striscioni e cartelli al seguito, con un po’ di anticipo. Il che suggerisce per un cambio dell’ultimo minuto: si opta per via Roio, la strada che conduce alla piazza principale. Qui, sotto leggeri fiocchi di neve, il ministro inaugura l’interminabile serie di foto – spesso autoscattate – e di strette di mano, accompagnato dal sindaco Biondi, dal coordinatore regionale della Lega Giuseppe Bellachioma, dal segretario provinciale Emanuele Imprudente, dal deputato Luigi D’Eramo, dal candidato alla presidenza della Regione Marco Marsilio. «L’onore di essere qui è mio» risponde a una signora. «Tu narra, non preoccuparti» scherza con il sindaco che cerca di spiegargli la storia di questi luoghi mentre lui si mette in posa per i selfie.


I TEMI - Salvini non si sottrae a nulla, con una energia invidiabile. Neanche alle mille domande dei cronisti. «La ricostruzione? Lavoreremo ancora di più – dice – per cercare di recuperare errori e ritardi. Senza miracoli, ma facendo il massimo». E le regionali? «L’aria è buona, ho incontrato in questi giorni migliaia di persone sotto la neve, c’è voglia di lavoro, serenità, sicurezza, infrastrutture, cambiamento, ricostruzione. Sono felice di aver dedicato all’Abruzzo questo tempo, gliene dedicherò ancora di più nelle prossime settimane». Davanti all’Emiciclo, splendidamente illuminato, c’è il comizio finale, davanti a centinaia di persone. Qui Salvini dice che l’Abruzzo «va liberato dal disastro del Pd» e ironizza su D’Alfonso: «Non si hanno più notizie di lui». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino