Morì sul lavoro, a giudizio i due fratelli chioggiotti

Morì sul lavoro, a giudizio i due fratelli chioggiotti
VENEZIA - Saranno processati il prossimo 22 settembre per omicidio colposo Enzo e Vito Boscolo "Gioachina" rispettivamente 44 e 42 anni, di Chioggia, i due fratelli finiti sotto...

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VENEZIA - Saranno processati il prossimo 22 settembre per omicidio colposo Enzo e Vito Boscolo "Gioachina" rispettivamente 44 e 42 anni, di Chioggia, i due fratelli finiti sotto inchiesta per il grave infortunio sul lavoro avvenuto nell'autunno del 2011 in un'azienda agricola di San Pietro di Cavarzere, nel quale perse la vita una ragazza di appena 22 anni di nazionalità romena, Maria Muntean. Lo ha stabilito ieri mattina il giudice per l'udienza preliminare Alberto Scaramuzza, accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Angela Masiello. I familiari della vittima, costituitisi a giudizio con l'avvocatessa Patrizia Trapella di Rovigo, hanno chiesto al giudice il sequestro dei beni dei due imputati, titolari dell'omonima società di confezionamento e spedizione di frutta e verdura, fino all'ammontare di un milione di euro al fine di garantire l'eventuale risarcimento dei danni patiti.

La Procura ritiene che la morte della ragazza sia stata provocata dalla carenza di misure di sicurezza: Maria Muntean rimase schiacciata dal meccanismo di un muletto con il quale stava lavorando, messo in moto inavvertitamente mentre stava sistemando alcuni recipienti di plastica contenenti del radicchio.
Inizialmente uno dei fratelli, Enzo, raccontò ai carabinieri di aver investita per errore la ragazza: la verità emerse in un secondo momento. Durante le indagini si è scoperto che Maria lavorava in nero e che i titolari dell'azienda regolarizzarono la sua posizione subito dopo l'incidente: la dichiarazione di assunzione fu trasmessa all'Inps il giorno sucecssivo al decesso.
Il difensore dei due imputati, l'avvocato Tommaso Bortoluzzi, non ha chiesto alcun rito alternativo in quanto ritiene di poter dimostrare durante il processo l'infondatezza delle accuse mosse nei confronti dei due fratelli.
Gianluca Amadori

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Il Gazzettino