Trump, pugno di ferro con la Corea «Pronti a una guerra preventiva»

Trump, pugno di ferro con la Corea «Pronti a una guerra preventiva»
Gli Stati Uniti sono pronti a tutto per porre fine alla minaccia nucleare della Corea del Nord, anche a «una guerra preventiva». Parola di H.R. McMaster, il...

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Gli Stati Uniti sono pronti a tutto per porre fine alla minaccia nucleare della Corea del Nord, anche a «una guerra preventiva». Parola di H.R. McMaster, il consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, che sferra un affondo senza precedenti verso Pyongayang proprio nel giorno in cui al Palazzo di Vetro dell'Onu si votano sanzioni economiche senza precedenti contro il regime di Kim Jong-un. «Se mi chiedete se stiamo preparando piani per una guerra preventiva rispondo di sì», ha affermato McMaster in tv, ricordando come « Trump sia stato molto chiaro su questo.


Ha detto che non tollererà più le minacce della Corea del Nord. Per lui è intollerabile che abbiano armi nucleari che possano minacciare gli Usa. L'opzione militare è dunque sul tavolo». McMaster ha aggiunto di essere consapevole che un attacco alla Corea del Nord potrebbe portare a «una guerra molto costosa con sofferenze immense soprattutto alla popolazione sudcoreana». E ha spiegato di non poter dire se Pyongyang con i suoi missili è in grado di raggiungere San Francisco o Washington: «Quello che posso dire è che siamo di fronte a una minaccia gravissima».

Intanto all'Onu gli Usa hanno presentato una risoluzione che punta a mettere in ginocchio l'export di Pyongyang, con un divieto assoluto che riguarda i settori del carbone, ferro, piombo e dei prodotti ittici. Un colpo durissimo per un Paese povero e già profondamente isolato. Se le misure punitive passeranno al Consiglio di sicurezza, per il regime di Kim significherebbe un taglio di un miliardo di dollari l'anno, un terzo delle entrate complessive legate alle esportazioni. Il testo è frutto di un duro lavoro diplomatico svolto nelle ultime settimane al Palazzo di Vetro con i rappresentanti della Cina, il principale partner commerciale di Pyongyang.

Con Pechino che, dopo mesi di braccio di ferro, appare per la prima volta disponibile non solo ad astenersi dal veto su un testo americano ma probabilmente ad appoggiarlo. E sulla stessa linea si sarebbe attestata nelle ultime ore anche la Russia. I timori per gli ultimi test missilistici e nucleari sono alti. Il regime di Kim Jong-un ha mostrato con le ultime provocazioni di poter davvero colpire gli Usa, senza considerare il pericolo di un conflitto nell'area del sudest asiatico con le continue minacce di Pyonyang a Giappone e Corea del Sud. Proprio questi timori hanno spinto le grandi potenze a lavorare per una mediazione in seno all'Onu.


Il testo di risoluzione non è duro come avrebbe voluto l'amministrazione Trump, che puntava anche a impedire definitivamente l'accesso della Nord Corea ai mercati valutari internazionali e alle forniture di petrolio. Ma oltre a colpire interi settori dell'export, le sanzioni proposte pongono nuovi limiti alla possibilità di Pyongyang di stipulare joint venture e alle attività della Foreign Trade Bank nordcoreana. Previsto pure il divieto di inviare nuovi lavoratori all'estero. Solo qualche giorno fa dal segretario di stato Rex Tillerson era partito il primo serio tentativo diplomatico per aprire una breccia e intavolare con Pyongyang discussioni che possano portare a veri e propri negoziati.
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Il Gazzettino