Guerra Ucraina, Stefanini: «L'Egitto sta tenendo i piedi in due staffe, l’invio di armi sarebbe un grave errore»

Le perplessità dell'ambasciatore: «Il leader egiziano sa che un'operazione così massiccia non passa inosservata»

Stefanini: «L'Egitto sta tenendo i piedi in due staffe, l’invio di armi sarebbe un grave errore»
Forniture militari da mandare in gran segreto alla Russia su ordine diretto del presidente egiziano, Abdel Fatah Al Sisi. Che cosa ci dice questa fuga di notizie, peraltro...

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Forniture militari da mandare in gran segreto alla Russia su ordine diretto del presidente egiziano, Abdel Fatah Al Sisi. Che cosa ci dice questa fuga di notizie, peraltro smentite dal Cairo, dal Cremlino e dagli stessi Usa per i quali i 40mila razzi, le munizioni d’artiglieria e la polvere da sparo non sarebbero comunque arrivati in Russia? «Primo – osserva l’ambasciatore Stefano Stefanini, ex consigliere diplomatico del presidente Napolitano e già rappresentante d’Italia presso la Nato - che dobbiamo aspettarci altre rivelazioni interessanti, come mi ha detto chi lavora al dossier. Secondo, che l’Egitto sembrerebbe tenere il piede in due staffe: una nell’Occidente che lo sostiene economicamente, l’altra nei buoni rapporti con Mosca, il che spiegherebbe perché proprio la Russia si sia accollata le forniture di grano che la guerra in Ucraina aveva messo in pericolo, scongiurando in Egitto una rivolta del pane. Terzo, Al Sisi avrebbe compiuto un grosso passo falso».

In che senso e con quali conseguenze?
«Stati Uniti e Ue hanno mantenuto molto fermo il monito con la Cina che l’assistenza militare alla Russia sarebbe una linea rossa da non superare, pena azioni e misure non precisate ma severe. E l’Egitto, pur essendo un Paese importante, non è la Cina, si sarebbe esposto a un grave rischio. A proposito di piede in due staffe, l’Egitto ha pure votato la risoluzione di condanna dell’invasione russa alle Nazioni Unite, per poi fornire armi a Mosca? Infine, se davvero Al Sisi ha raccomandato ai suoi ministri di tenere segreta la fornitura per non avere problemi con l’Occidente, ha fatto un grave errore di calcolo: come poteva pensare di tenere segreto l’invio di 40mila razzi?».

Forse dovremmo dubitare dell’autenticità dell’intercettazione?
«Infatti. Ma è anche vero che tanti leader capaci e smaliziati commettono questo genere di errori. Però come poteva Al Sisi pensare di poter tenere coperta l’operazione e che non ci sarebbero state reazioni fortissime da parte americana ed europea? Magari è stata un’idea germogliata per i ritorni economici che poteva avere, e poi morta sul nascere».

Al Sisi e i suoi ministri hanno un debito da saldare con Mosca?
«Forse per le forniture alimentari, che però a quanto mi risulta sono state pagate. O per la collaborazione nel costruire una centrale nucleare. O, in generale, per rapporti economici e commerciali importanti».

 

 

Forse anche per il ruolo della Russia in Medio Oriente?
«L’appoggio di Mosca al siriano Assad, e indirettamente all’Iran che aiuta militarmente la Russia, non coincide del tutto con gli interessi dell’Egitto. Semmai, Il Cairo e Mosca si sono trovate dalla stessa parte in Libia, hanno sostenuto il generale Haftar a Bengasi. Forse, Al Sisi ha percepito un ruolo della Russia maggiore di quello che pensiamo noi, nell’area mediorientale: prima del 2015, quando i russi sono intervenuti in Siria, il ruolo di Putin non era di primissimo piano nell’area».

La Francia è da sempre in affari con l’Egitto…
«Parigi ha sempre avuto una politica estera eccentrica rispetto alle altre capitali occidentali, accentuatamente autonoma: lo conferma la visita di Macron a Pechino. Ciononostante, sulla crisi ucraina la Francia non ha avuto tentennamenti. Una fornitura di armi dall’Egitto alla Russia avrebbe avuto conseguenze negative anche nel rapporto con Parigi. Sarebbe per tutti intollerabile supportare economicamente un Paese che poi mandasse armi alla Russia contro l’Ucraina».

E con l’Italia come sono i rapporti?
«Indubbiamente sono stati avvelenati dall’assassinio di Regeni e dalla mancata collaborazione della magistratura egiziana, oltre che da posizioni diverse nella crisi libica. Ma i nostri rapporti economici ed energetici sono comunque andati avanti, l’Egitto è un Paese con cui noi vogliamo avere buone relazioni».

Chi e perché ha tirato fuori queste notizie segrete?


«L’opinione che va per la maggiore in America è che sia una fonte interna, che non ci sia la mano di servizi stranieri. Ragionare sul cui prodest non basta. Non si vede un motivo ideologico, le rivelazioni colpiscono sia l’Ucraina che la Russia, oltre agli Usa. Neanche penso a una situazione come quella di Edward Snowden. La realtà è che ancora non abbiamo risposte». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino