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Rimangono ancora diversi dubbi su quale sia origine dell'epatite che si sviluppa tra i bambini. Ma ci sono alcune ipotesi che si stanno avanzando: e tra queste c'è anche il Covid. «Rimane un possibile link con l'adenovirus e/o con Sars-CoV-2», indica l'Oms. Si indaga anche per capire «come queste due infezioni potrebbero agire insieme come co-fattori, o aumentando la suscettibilità» dei bambini o «creando una risposta anormale» da un punto di vista immunitario. «E penso che ci siano comunicazioni interessanti nella letteratura scientifica» che suggeriscono «un pò di più su questi meccanismi».
Covid causa l'epatite, lo studio pubblicato su Lancet
A fare il punto è stata l'esperta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Philippa Easterbrook, durante il briefing periodico con la stampa. L'esperta cita in particolare un'ipotesi suggerita da due scienziati Usa e Gb in un intervento pubblicato su 'The Lancet Gastroenterology and Hepatology': «Una precedente infezione Covid nei bimbi, forse di qualche tempo fa, potrebbe aver persistito ed essere rimasta nell'intestino.
Lo studio
L'adenovirus resta il sospettato numero 1, seguito a poca distanza dal virus SarsCoV2, nella ricerca delle cause dell' epatite dall'origine sconosciuta che nelle ultime settimane ha provocato più di 300 casi nei bambini in almeno 20 Paesi. A fare il punto sui due virus è la rivista The Lancet Infectious Diseases. La presenza dell'adenovirus è stata riconosciuta nel 70% dei casi finora noti, come ha detto recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Si tratta di virus molto comuni e che anche in passato sono stati identificati in concomitanza con casi di epatite in bambini dalle difese immunitarie indebolite. Di qui, si rileva nella rivista, l'ipotesi che le epatiti di origine sconosciuta possano avere un legame con il lungo periodo di isolamento dovuto alla pandemia di Covid-19. Questo potrebbe infatti avere indebolito le difese di molti bambini, ma è da considerare anche l'ipotesi che, al termine delle restrizioni, la ripresa dei contatti sociali possa avere spinto una maggiore circolazione degli adenovirus.
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