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I socialdemocratici conquistano di misura il primo posto e Olaf Scholz sente odore di cancelleria. Ma i cristiano democratici tallonano la Spd a un punto di distanza e Armin Laschet non demorde e annuncia anche lui di colloqui di governo. Le prime elezioni senza Angela Merkel mostrano un quadro di grande incertezza, con Spd e Cdu-Csu sotto il 30%, un frazionamento del Parlamento e una voglia di cambiamento presente, ma non travolgente. I risultati provvisori delle elezioni di ieri in Germania indicano una rimonta spettacolare della Spd, una batosta storica della Cdu-Csu e due partiti, Verdi e liberali (Fdp), arbitri della situazione, entrambi indispensabili per un nuovo governo che, per la prima volta sarà tripartito.
Elezioni Germania, Scholz: il leader sobrio che ha resuscitato l'Spd
Elezioni in Germania, i primi dati dalle urne
Secondo i primi dati dalle urne, la Spd arriva al 26%, contro il 20,5% nel 2017, la Cdu-Csu 24,2%, che quattro anni fa con la Merkel arrivava al 32,9%, Verdi al 14,3%, un risultato inferiore rispetto al sogno della cancelleria ma sempre un successo rispetto al 2017 (8,9%), i Liberali (Fdp) all’11,5% (10,7%), l’estrema destra AfD 10,5 (12,6%) e la Linke (Sinistra) in bilico al 5% (9,2). Le possibilità di coalizioni si restringono di fatto a due: la cosiddetta Semaforo fra Spd, Verdi e Fdp (rosso-verde-gialla) guidata a Scholz, o una Giamaica fra Cdu-Csu, Verdi, Fdp (nero-verde-gialla) guidata da Laschet.
Le coalizioni
Sulla carta sarebbe possibile anche una riedizione Grande coalizione ma né l’Unione né la Spd la vogliono. Se i risultati definitivi saranno confermati, Scholz riceverà il mandato per la formazione di un nuovo governo. Se però i colloqui dovessero fallire, la parola passerebbe a Laschet. Il leader Cdu ha già annunciato che comincerà subito i colloqui per sondare la possibilità di formare un governo. Tanto Scholz quanto Laschet dovranno fare offerte appetibili per convincere Verdi e Liberali ad allearsi: vince il miglior offerente e sia Verdi che Fdp cercheranno di vendere cara la pelle. Nella campagna elettorale Scholz e la verde Annalena Baerbock (che ieri ha ammesso che «volevamo di più») non avevano fatto mistero che avrebbero preferito formare assieme un governo “Semaforo”.
Gli errori
Poi, grazie ai tanti errori di Baerbock e di Laschet e a una azzeccata campagna di Scholz, che si è presentato come il più credibile erede della Merkel, è riuscito a staccare gli altri concorrenti e piazzarsi da settimane in testa nei sondaggi con consensi sul 25% e suoi personali sul 47%. Una serie di scandali che lo hanno riguardato come ministro delle finanze e, prima come borgomastro di Amburgo, gli sono scivolati addosso. Per i tedeschi, uscita di scena la Merkel, e con un successore Laschet poco convincente, Scholz è risultato più affidabile per guidare il Paese. «Gli elettori hanno detto di volere un cambiamento e mi hanno dato un chiaro mandato per diventare il prossimo cancelliere», ha detto. La sua Spd ha vinto anche a Berlino, dove l’ex ministra della Famiglia Franziska Giffey si è aggiudicata la poltrona di sindaco, succedendo a Michael Mueller.
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Per Laschet la strada è in salita e forse al capolinea: gli resterà addosso il marchio di avere guidato la Cdu nella sua peggiore débâcle dopo 16 anni al potere con la Merkel. Le forze distruttive nell’Unione avranno libero corso: un assaggio sarà già domani quando si riuniranno i nuovi gruppi parlamentari. «La Germania ha bisogno di una coalizione del futuro che modernizzi il Paese», ha detto Laschet. Ma all’indomani del voto, la sola cosa sicura è che Angela Merkel non c’è più e che le trattative per il prossimo governo saranno lunghe e incerte.
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Il Gazzettino