Come difendere i propri risparmi nell’incertezza

Come difendere i propri risparmi nell’incertezza
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Il portafoglio a rischio zero, si sa, non esiste più da anni. Nemmeno i cari titoli di Stato possono più considerarsi un ombrello a prova di bomba. Ma mediare la necessaria diversificazione con un approccio attento al profilo di rischio dell'investitore può essere la chiave per cogliere le opportunità e guadagnarci anche quando c'è tempesta e la volatilità fa paura. Purché sia chiaro, avverte Gianluca Verzelli di Banca Aletti, che certi schemi consolidati per decenni non funzionano più come prima. Non c'è più la netta divisione tra rifugio obbligazionario e rischio azionario. Gli scenari sono sempre più mutevoli e le variabili in campo sono troppe per il vecchio profilo di risparmiatore italiano abituato ai Bot e ai Btp. Insomma, «il portafoglio davvero senza rischi è un'illusione», sostiene Verzelli. Così nel portafoglio da 100.000 euro di un investitore super-prudente può finire sì il 70% fatto di Bot e Btp, purché con scadenza breve. E si può azzardare un 10% di azioni oltre a dosare la quota di liquidità da mantenere (fino al 20%) secondo il consiglio di Antonio Bottillo, managing director di Natixis Investment Managers. Nel portafoglio più aggressivo, accanto al 35% di azioni ci può stare il 30% di Btp e Bund decennali.


L'EFFETTO SPREAD

Dopo il verdetto giunto ieri da Bruxelles, la fuga dei risparmiatori dal tanto atteso Btp Italia è ormai agli atti. La raccolta ferma a 863 milioni, nei tre giorni di offerta ai risparmiatori, ha reso di fatto irraggiungibili le stime ottimistiche della vigilia, quando il Tesoro sperava di raccogliere fino a 8 miliari. Perché di questi tempi è vano sperare che gli investitori istituzionali aprano un paracadute fatto degli oltre 7 miliardi mancanti. Nemmeno la scadenza a 4 anni, l'indicizzazione ai prezzi (visti in salita nei prossimi anni) e il tasso minimo garantito dell'1,45% sono infatti bastati a convincere i risparmiatori. Se sia più colpa dell'incertezza anche politica che pesa sull'Italia o più colpa dello scontro con l'Europa sulla manovra, è difficile dirlo. Ma non deve consolare troppo che ieri lo spread sia sceso da 326 a 309 punti, mentre il rendimento dei Bpt perdeva 15 punti fino al 3,46%, proprio nel giorno della svolta di Bruxelles verso la procedura d'infrazione a carico del nostro Paese. Non è una consolazione, questa, soprattutto se nel frattempo sono saliti alle stelle i Cds (Credit default swap) a cinque anni sull'Italia. I contratti-polizza che proteggono dal rischio di insolvenza dello Stato italiano e dal rischio di uscita dall'euro, sono stati acquistati a piene mani fino a salire ai livelli del 2013. L'aria che tira sull'Italia rischia di durare ancora un po'. E le tensioni sullo spread si potranno far sentire sulla crescita, prima o poi. Ma se nei prossimi mesi, anche in coincidenza delle elezioni europee di maggio prossimo, la trattativa dell'Italia con l'Europa dovesse trovare una nuova rotta, la temperatura potrebbe scendere sui Btp italiani. Soprattutto se nel frattempo la Bce avrà rallentato l'uscita dalla fase della politica espansiva avviata ormai da anni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino