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«A partire dal V secolo in avanti comincia a formarsi una nuova Nazione, quella che chiamerà sé stessa Veneziani (e non Veneti, sarà Comune o Commune Veneciarum o Venetiarum e non Venetorum). Un popolo nuovo con un nome nuovo: a differenza di altri esempi di popoli di formazione, i Veneziani non si riallacceranno a una tradizione più antica, ma fonderanno la propria identità proprio sull'origine dal nulla e sul nulla». Così nascono i veneziani, distinti dai veneti, che hanno una storia diversa e che comincerà a convergere con quella dei veneziani soltanto a partire dal XV secolo. Questo scrive Federico Moro nel quarto e ultimo volume della serie Serenissima Anno Zero, in edicola con il Gazzettino a partire da oggi, al prezzo di euro 7,90 più il quotidiano. Il quarto volume, edito dalla goriziana Leg, si intitola Una nuova nazione, 698-811 e si chiude nell'anno in cui la capitale del ducato viene trasferita da Metamaucus (Malamocco) a Rivoalto, la futura Venezia.
«La Venetia Maritima dell'VIII secolo», afferma Moro, «è ormai uno stato formato, con propria dimensione politica e ideologica.
LA FONDAZIONE
«La conclusione di questo viaggio», scrive Federico Moro nell'ultimo volume, «attraverso il Mito e la storia della fondazione di Venezia porta a un esito sorprendente. Forse la leggenda aveva ragione e davvero la città affonda le sue radici in una mattina del marzo 421. I tre viri, confusi per consoli, sulla base della tradizione romana incaricati dai padovani di posare la prima pietra di una città alternativa a quella di Terraferma hanno svolto il loro lavoro. Venezia nasce come avamposto militare. I suoi primi magistrati sono ufficiali in comando. Perchè duces, magistri e tribuni nel mondo romano, d'Occidente e d'Oriente, sono innanzitutto e a lungo gradi militari. Il popolo della fascia marittima è prima di ogni altra cosa esercito e flotta e come tali strutturato. Il dogado/ducato è un articolato sistema difensivo, che si estende a collegare Ravenna, capitale della residua romanità in Italia, con l'estremo settentrione delle lagune, Grado. Nell'attesa di poter scatenare la controffensiva che dovrebbe portare alla riconquista della Terraferma», scrive Federico Moro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino