«A partire dal V secolo in avanti comincia a formarsi una nuova Nazione, quella che chiamerà sé stessa Veneziani (e non Veneti, sarà Comune o Commune Veneciarum o Venetiarum e non Venetorum).
«La Venetia Maritima dell'VIII secolo», afferma Moro, «è ormai uno stato formato, con propria dimensione politica e ideologica. La completa indipendenza si misura sulla capacità di elaborare un'autonoma geostrategia, basata sul disinvolto impiego dei punti di forza disponibili. Esercito e flotta ne rappresentano i cardini oltre a esserne le radici istituzionali. Hanno permesso la nascita di una nuova nazione, comunità dai molti e diversificati apporti che ha prodotto una propria cultura in uno spazio condiviso: la matrice dell'inesauribile vocazione imperialista presente nel carattere nazionale dei Veneziani, che trova ulteriore alimento nella consapevole scelta marittima.
LA FONDAZIONE
«La conclusione di questo viaggio», scrive Federico Moro nell'ultimo volume, «attraverso il Mito e la storia della fondazione di Venezia porta a un esito sorprendente. Forse la leggenda aveva ragione e davvero la città affonda le sue radici in una mattina del marzo 421. I tre viri, confusi per consoli, sulla base della tradizione romana incaricati dai padovani di posare la prima pietra di una città alternativa a quella di Terraferma hanno svolto il loro lavoro. Venezia nasce come avamposto militare. I suoi primi magistrati sono ufficiali in comando. Perchè duces, magistri e tribuni nel mondo romano, d'Occidente e d'Oriente, sono innanzitutto e a lungo gradi militari. Il popolo della fascia marittima è prima di ogni altra cosa esercito e flotta e come tali strutturato. Il dogado/ducato è un articolato sistema difensivo, che si estende a collegare Ravenna, capitale della residua romanità in Italia, con l'estremo settentrione delle lagune, Grado. Nell'attesa di poter scatenare la controffensiva che dovrebbe portare alla riconquista della Terraferma», scrive Federico Moro.