Shopping nella Marca, bilancio nero per i saldi: «Centri storici poco attrattivi e insicuri per colpa delle baby gang»

Tra i fattori negativi anche il clima troppo mite che ha sfavorito gli acquisti invernali, e il carobollette

Martedì 19 Marzo 2024 di Mattia Zanardo
Una cliente osserva una vetrina in centro a Treviso

TREVISO – L'inverno fin troppo mite, le mutate abitudini d'acquisto, ma anche, non ultimi, i centri urbani meno attrattivi e sempre meno sicuri, in particolare nel capoluogo. È la combinazione che ha fiaccato i saldi nella Marca: l'ultima campagna di svendite di fine stagione invernale si è invece chiusa con un meno 3% di vendite rispetto all'anno precedente, smentendo le previsioni di crescita della vigilia. Tra le varie cause, Maria Beatrice Paludetti, presidente provinciale di Federmoda (la categoria di Confcommercio che riunisce i commercianti di abbigliamento, calzature e accessori, ovvero il comparto più coinvolto nei saldi), indica pure «la diffusa percezione di disagio sociale e disaffezione verso le città e i centri storici», complici anche «politiche amministrative di corto raggio». E se a Conegliano pesano fattori economici e a Vittorio Veneto l'alto tasso di popolazione anziana, a Treviso la frequentazione del cuore cittadino è sempre più penalizzata dalla microcriminalità e dai gruppi di giovani maleducati: «Dai nostri associati raccolgo la preoccupazione per queste problematiche di sicurezza, che dissuadono le famiglie dalla passeggiata in centro il sabato pomeriggio. A questo si sommano anche questioni urbanistiche, come il park di piazza Vittoria».

IL SONDAGGIO

Nel complesso solo l'11,1% delle imprese del commercio dichiara un aumento di clienti durante il periodo di ribassi rispetto all'anno prima, benché il 38% abbia visto entrare facce nuove. A differenza del passato, mai come nel 2024 i saldi hanno avuto un andamento opposto da esercizio a esercizio: per alcuni nettamente bene, per altri decisamente male, con un divario anche di 25 punti percentuali tra gli uni e gli altri. Parziale consolazione, la media complessiva, pur in rosso, è comunque migliore di molte altre province.

LA TENDENZA

Nelle ragioni del calo, oltre a quelle citate, Paludetti sottolinea il meteo, con un autunno e buona parte dell'inverno con temperature ben poco "invernali", che dunque non invogliano a comprare capi pesanti. Poi, la scarsa propensione all'acquisto dei trevigiani, intimoriti da inflazione, rincari delle bollette, tensioni internazionali. Infine, anche un più generale cambiamento dei consumi: il cliente non aspetta più i saldi per togliersi lo sfizio del prodotto alla moda a prezzo scontato ma «fa un investimento su articoli più formali e duraturi, per lavorazioni, materiali, dettagli. In tal senso - spiega Paludetti -, noi negozi tradizionali multimarca possiamo rispondere meglio a questa esigenza grazie a qualità, trasparenza, servizio». Il bilancio dei saldi invernali è stato uno dei focus del Rapporto dell'Osservatorio congiunturale sul terziario trevigiano, promosso dall'Unione provinciale di Confcommercio e da Banca Prealpi SanBiagio e curato da Format Research.

LA FIDUCIA

Nonostante l'incertezza del contesto nazionale e internazionale, gli imprenditori del settore conservano la fiducia nell'andamento della propria attività: a fine 2023 l'indice era pari a 52 e a marzo è previsto a 54, più della media italiana a 49. In miglioramento anche i ricavi (un punto in più) e l'occupazione (da 53 a 55). «Purtroppo, non ci sorprende la contrazione del commercio tradizionale, in atto ormai da tempo e in generale credo sia in frenata la corsa all’apertura di nuove imprese e nuove partite Iva - commenta Dania Sartorato, presidente provinciale di Confcommercio -. Colpisce positivamente la capacità reattiva della nostra provincia, che mantiene un alto livello di fiducia, di consapevolezza e di ottimismo. Sicuramente, al di là degli indicatori e delle oscillazioni, questa fotografia ci restituisce un terziario che cambia pelle e che è in profonda trasformazione». Sul fronte del credito, aumenta la quota di aziende che hanno chiesto un finanziamento: il 53% di esse ha visto interamente accolta la propria richiesta. «Per il 2024 prevediamo una flessione della domanda, anche a causa della mancato rinnovo di incentivi fiscali - analizza Francesco Piccin, capoarea di Prealpi SanBiagio - Per il futuro ci attendiamo una ripresa dell'economia locale, anche grazie al traino di eventi come il Giubileo 2025 e le Olimpiadi 2026».

Ultimo aggiornamento: 19:52
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