Gli scavi di Piazza San Marco svelano la vita nella città del Medioevo

Mercoledì 27 Marzo 2024 di Michele Fullin
Scavi in piazza San Marco

VENEZIA - Abbassare lo sguardo e vedere che sotto la pavimentazione di piazza San Marco ci sono resti di costruzioni medievali è una sensazione più rara che vedere la cometa di Halley. Se questa, infatti, è visibile regolarmente ogni 76 anni dalla notte dei tempi, prima di poter rivedere le vestigia della prima Venezia passeranno 100 o anche 200 anni, secondo le esigenze di restauro che si verranno a delineare.
 

SEGUENDO LA MAPPA
In questi giorni, nell'ambito del progetto di restauro dei masegni portato avanti dall'amministrazione comunale, è stata scoperchiata una piccola area di fronte al caffè Quadri, che ha una grande valenza archeologica. Dalla mappa del 1892 ricavata dalle indagini condotte da Federico Berchet gli archeologi della Soprintendenza sapevano che avrebbero trovato dei resti architettonici. E il ritrovamento, poco lontano, di una sepoltura avvenuto pochi mesi fa ha consentito di identificare con una certa sicurezza la prima chiesa di San Geminiano. E, per la prima volta, piazza San Marco ha restituito anche alcuni piccoli reperti che devono essere ancora datati: una moneta e un peso da bilancia, utilizzato nei banchi del mercato che è noto si trovassero in tempi lontani anche a San Marco. 
Insomma, il grande cantiere che è in questo momento la Piazza, tra impermeabilizzazione e restauro, consente per la prima volta di capire davvero come questa si sia evoluta nei secoli, fino a diventare il “salotto” che conosciamo.
«Riusciamo a sovrapporre la mappa dell’800 – spiega Sara Bini, archeologa della Soprintendenza, responsabile degli scavi - che era molto precisa alla situazione attuale, quindi sappiamo dove scavare. Abbiamo visto la struttura, che era già segnalata più di un secolo fa senza che si fosse capito di cosa si trattasse e abbiamo capito che poteva essere la chiesa. Nel saggio precedente era emersa una sepoltura, sappiamo che nel Medioevo queste avvenivano attorno alle chiese e qui siamo lontani da San Marco. Perciò non poteva che essere San Geminiano».
 

I RITROVAMENTI
Osservando gli scavi, mentre gli archeologi ripuliscono dal terriccio ciò che emerge, si vedono strutture in mattoni e altre simili a cemento.
«Sono stati trovati alcuni livelli pavimentali che cercheremo di capire a quali fasi della chiesa appartenessero – prosegue Bini – poi ci sono delle strutture in mattoni con un foro al centro che probabilmente servivano come incasso per i pali delle tende del mercato. Ci sono delle fondazioni in pietra che dovrebbero essere della chiesa, non sappiamo se relative a parti interne o esterne. Dallo spessore, così al primo sguardo, potrebbero essere muri interni. La verità è che al momento non sappiamo in che punto della chiesa potremmo essere. Sappiamo solo che nell’alto Medioevo essa doveva trovarsi in mezzo alla piazza, con una parte sicuramente sotto le attuali Procuratie Vecchie. Questo sarebbe il primo impianto. Poi, non sappiamo ancora quando, San Geminiano fu abbattuta e ricostruita vicino al campanile, Infine, nel XVI secolo, il doge Sebastiano Ziani decise di fare una piazza più grande e maestosa, gli architetti capirono che sia il rio Batario che tagliava a metà la piazza che la chiesa “disturbavano”. Così, il rio fu tombato e la chiesa, che era comunque dogale, fu spostata in fondo e quindi rifatta dal Sansovino fino all'abbattimento napoleonico. Adesso ci aspettiamo altri dati per capire come la chiesa era conformata. La costruzione successiva, verso il campanile, invece, non dovrebbe avere molte tracce in quanto le fondazioni furono rimosse per far spazio al pozzo, poi anche quello interrato».
 

RICOSTRUZIONE STORICA
Grazie a questi scavi si riuscirà quindi a ricostruire tanto di piazza San Marco del medioevo, che non era assolutamente come era adesso. Unendo tutti i dati, assieme alle prospezioni non invasive come il georadar laddove non si potesse scavare, si riuscirà a dare per la prima volta un quadro generale del cuore di Venezia com'era prima di avere l'aspetto attuale.
A breve questo cantiere sarà chiuso, anche per consentire la visita del Papa nella maniera più agevole possibile. Alla ripresa dei lavori, la Soprintendenza sa comunque dove si potranno fare ulteriori scoperte.
«Tra i piloni delle bandiere – prosegue la dottoressa Bini - speriamo di trovare il rio Batario. Poi, vicino al caffè Aurora e vicino al campanile sappiamo che assieme a resti delle Procuratie medievali ci sono tracce di una struttura più antica e non pertinente alle Procuratie. Magari è l’altra San Geminiamo. Non so se potremo mai dirlo. Qui lo abbiamo capito con le tombe, vediamo se saremo fortunati. Infine, pensiamo di fare alcuni scavi a fianco del Palazzo Ducale dove potrebbero emergere strutture alto-medievali».
Tutto questo è stato possibile grazie all'organizzazione in microcantieri portata avanti dal Comune e con esso concordata nei luoghi in cui si riteneva ci fossero reperti.
«Ormai l'archeologia ha raggiunto un tale livello di progettazione e previsione con lo studio preventivo che si può avere già prima un'idea di quello che si trova. Gli scavi archeologici di approfondimento nell’ambito dei cantieri sono stati sempre concordati con il Comune di Venezia e lo abbiamo sempre aggiornato in base alle nostre considerazioni preliminari, in modo che si sapesse esattamente quando e dove ci sarebbe stato bisogno più della canonica settimana. Questo spero che dimostri che l'archeologo è una figura fondamentale in Italia e se i cantieri lo usassero in fare di progettazione si farebbe più velocemente».
Grande, infine, la curiosità dei passanti e dei negozianti ed esercenti. «E' bella questa cosa – conclude - ci hanno fatto sempre i complimenti tutti per la precisione e perché raccontiamo ciò che facciamo. E non ci può che far piacere».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 10:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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