Bomba contro gli immigrati, i tre ragazzi «normali» rimangono in silenzio. Indagati anche per l'ordigno al Villaggio Tizè di Rosolina

Martedì 31 Ottobre 2023 di Francesco Campi
Bomba contro gli immigrati, i tre ragazzi «normali» rimangono in silenzio. Indagati anche per l'ordigno al Villaggio Tizè di Rosolina

ADRIA (ROVIGO) - Sono rimasti in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, i tre ragazzi che si trovano agli arresti domiciliari perché ritenuti i responsabili dell’esplosione dell’ordigno artigianale piazzato sul portone del palazzo di via Dogana 20 a Borgo Fiorito, nella frazione adriese di Cavanella Po. Un’esplosione così violenta non solo da mandare in frantumi i vetri della porta d’ingresso e quelli delle finestre del piano ammezzato, ma anche da distruggere completamente l’androne e tutto quello che si trovava all’interno, arrivando ad abbattere le porte di tre dei sei appartamenti al primo e al secondo piano. Secondo l’ipotesi accusatoria, così come riqualificata dal giudice per le indagini preliminari si potrebbe configurare il reato di tentato omicidio plurimo. I tre giovani, il 22enne di Porto Viro Nicolò Siviero, il 21enne di Taglio di Po Thomas Marangon e il 22enne di Loreo Cristian Tuttolomondo, assistiti rispettivamente dagli avvocati Luigi Migliorini, Marco Petternella e Anna Osti, hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice Nicoletta Stefanutti nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri mattina.<WC>

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SILENZIO E ATTESA
<WC1>Una scelta legata alla comune valutazione dei legali di attendere la conclusione delle indagini, che sono ancora in corso, per capire meglio quali sono le carte dell’accusa prima di svelare le proprie ed evitare così che i ragazzi con le loro dichiarazioni potessero dire qualcosa che in qualche modo avrebbe potuto inficiare la futura linea difensiva. Un diritto previsto dalla legge per tutti gli imputati. Oltre all’episodio di Cavanella Po del 31 marzo, Siviero e Tuttolomondo, sono accusati anche delle tre esplosioni all’alba del 29 luglio al Villaggio Tizè di Rosolina, anche se in questo caso l’accusa contesta le ipotesi di reato di detenzione e di porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo, entrambi reati contravvenzionali.<WC>

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TERZO EPISODIO?
<WC1>Fra l’altro, dalle intercettazioni, si delinea anche un terzo episodio, la notte fra 1 e 2 agosto, con altre tre esplosioni, vicino alla piscina di Porto Viro, distruggendo dei coni stradali. Il gruppo di ragazzi, uno dei quali Siviero, che ridono e dicono: «Che botto». Un fatto simile a quello di Rosolina, ma non contestato, almeno per il momento. E come ottengono l’esplosivo i ragazzi? Da un negozio di Chioggia, che vende materiale pirotecnico. «Vecchio, ascolta, quando vieni qua, riesci a portarmi dei razzi? I soliti che portavi, non quelli più grandi, quelli medi», dice Marangon ad un amico di Chioggia, a sua volta indagato, che risponde: «Si tratta sempre sui 45 euro, perché singoli non me ne vende.

Sono 8 o 12. Puoi provare a chiamare». «No, va beh – replica - piuttosto di chiamare vado là, perché se c’è dell’altro prendo anche qualcos’altro». E l’amico risponde: Appunto, siccome è carico di roba quel negozio, tu digli che vuoi qualcosa di più grosso e allora ti porta in magazzino e lì ha tutta roba artigianale».<WC>

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ALTRI COINVOLTI
<WC1>Oltre a questo interlocutore, nelle maglie dell’indagine sono finiti anche la ragazza di Siviero, nonché un carabiniere al quale la giovane si è rivolta per sapere il perché della convocazione di Siviero al Comando di Adria, anche se alla fine la risposta del militare, riportata dalla ragazza è: «Praticamente c’erano delle somiglianze tra il Fiorino che ha fatto casino e il Fiorino di Niccolò. In poche parole, siccome non c’era la targa, ha detto che ha risolto». In realtà, in quel momento le indagini avevano già associato quel fiorino a Siviero e, per l’appunto, lo stavano intercettando.

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