Recupero dei fanghi, no del Consorzio al progetto Green Sludge

Il Comune di Loreo chiede integrazioni sul ciclo delle lavorazioni e le acque reflue

Lunedì 4 Marzo 2024 di Guido Fraccon
Green Sludge

ADRIA - LOREO - Il fantasma della Coimpo aleggia sul progetto della Green Sludge Solution srl di Saronno (Varese) e sull'impianto di recupero di fanghi di depurazione che potrebbe sorgere in zona Aia, tra i territori di Adria e Loreo. L'azienda lombarda ha presentato in Regione istanza per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico per un insediamento di questo tipo che dovrebbe sorgere in via Dogado, nel comune di Loreo, in area incolta e mai oggetto di attività produttiva. Proprio per evitare una nuova Coimpo, il Comune di Loreo, ha messo le mani avanti. «Memori di quanto accaduto in impianti analoghi, territorialmente vicini - scrivono nelle osservazioni il sindaco Moreno Gasparini e il responsabile del IV Settore Massimo De Grandis - si chiede quali siano le misure di sicurezza adottate in fase di scarico dei fanghi in ingresso».

Non solo.

LE OSSERVAZIONI
«Vista la previsione di un bacino di laminazione - precisano- e, considerato il livello della falda in questi ambiti, si chiede quali siano le tecnologie adottate per evitare dispersioni. Indipendentemente poi da quale sia il parere del Comune di Loreo, non sono chiariti e documentati i benefici di natura socio economica per il territorio locale che deriverebbero dalla realizzazione dell'intervento. Qualora l'iniziativa fosse autorizzata, si prescrive inoltre la costituzione di una commissione di controllo sulla corretta gestione dell'impianto stesso e si richiede siano resi pubblici, in continuo e in tempo reale, i dati sulle emissioni in atmosfera monitorati nell'impianto».
Queste puntualizzazioni, depositate il 22 febbraio scorso, fanno seguito a un'altra richiesta, sempre del Comune di Loreo, in base alla quale si chiedevano a Green Sludge Solution, diverse integrazioni documentali, tra cui il possesso del titolo per richiedere e ottenere permesso di costruire, una dettagliata relazione tecnica sul ciclo delle lavorazioni e una descrizione particolareggiata sulla consistenza delle acque di rifiuto, dei fumi, delle esalazioni, delle polveri e dei rumori.

DOCUMENTI MANCANTI
Mancherebbero inoltre altri documenti. Il progetto è stato bocciato invece dal Consorzio di promozione e sviluppo Po e suo Delta che ha già espresso il suo parere negativo. Per l'ente l'impianto tratterebbe rifiuti pericolosi e quindi svolgerebbe attività in un sito Unesco Mab, non rispettando lo spirito del Piano regionale dei rifiuti che prevede che nei siti Unesco non possano essere installati impianti di trattamento rifiuti.
«Si chiede - scrive il Consorzio - che la richiesta dell'azienda proponente non venga accolta, vista la fragilità del territorio già compromesso dalla presenza trentennale di attività della centrale di Polesine Camerini. È evidente come l'impianto proposto abbia carattere sperimentale relativamente al trattamento dei Pfas con tutti i rischi che la sperimentazione può comportare». L'impianto si prefigge di trattare, mediante essiccazione e recupero energetico, rifiuti non pericolosi costituiti da fanghi di depurazione, per una potenzialità annua pari a 60mila tonnellate. Scarti che saranno utilizzati principalmente come combustibile o come altro mezzo per produrre energia: è previsto il loro incenerimento. L'impianto avrà una linea di essiccazione e una di combustione. Saranno trattati giornalmente una media di 192 tonnellate di fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane e di fanghi prodotti dal trattamento biologico di quelle reflue industriali.
 

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