Adria. Ordigni contro gli immigrati, il racconto della residente: «Un botto fortissimo, la casa piena di fumo e polvere. Eravamo terrorizzati»

Il racconto di Stefania Cavalieri D’Oro che vive nella palazzina di Borgo Fiorito. Nelle indagini dei carabinieri decisivo il Fiorino intestato a uno dei tre arrestati

Venerdì 27 Ottobre 2023 di Francesco Campi
Carabinieri al quartiere Borgo Fiorito di Adria

ADRIA - ROSOLINA - «Il botto è stato fortissimo, sono letteralmente saltata in aria, sollevata dal pavimento, tanto da ricadere in modo scomposto e farmi male alle gambe e alla schiena. Ho urlato così forte che per giorni sono rimasta senza voce. Ero terrorizzata. La casa era piena di fumo e polvere, erano caduti i quadri e si erano rotti i vetri delle finestre. Inizialmente ho pensato che fosse scoppiata la stufa a pellet, poi ho capito che veniva da fuori e ho temuto che potesse essere scoppiato il gas nella casa dei ragazzi che stanno accanto. Ho fatto fatica ad aprire la porta, perché era tutta spostata, ma almeno, essendo blindata era rimasta in piedi, mentre quella di fronte era saltata via ed era finita dentro la casa dei ragazzi, che in quel momento stavano mangiando, perché tornano tardi da lavoro. Davanti, solo distruzione. Intanto si sentivano i bambini dell’ultimo piano che piangevamo. Poi abbiamo realizzato che era stata una bomba.

Ed è stato il secondo colpo». A raccontare quei momenti densi di paura è Stefania Cavalieri D’Oro, che vive in uno dei due appartamenti al piano terra della palazzina di via Dogana 20 dove alle 22.10 del 31 marzo scorso è stata piazzata una bomba carta. 

ORDIGNO ARTIGIANALE

“Un ordigno artigianale micidiale che ha divelto le porte di ingresso degli appartamenti posti non solo al piano terra, ma anche ai piani superiori”, scrive il giudice Nicoletta Stefanutti nell’ordinanza con la quale ha disposto gli arresti domiciliari per Nicolò Siviero, 22 anni, residente a Porto Viro, Thomas Marangon, 21 anni, residente a Taglio di Po, e Cristian Tuttolomondo 22 anni fra pochi giorni, di Loreo che sono accusati di averla piazzata in una sorta di rappresaglia contro alcuni marocchini, per l’ipotesi di reato di tentato omicidio plurimo, oltre che di oltre che di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo. Secondo la ricostruzione accusatoria, “la deflagrazione, potentissima, non ha causato vittime solo perché per un caso fortuito nessuno degli occupanti lo stabile stava scendendo le scale o aprendo la porta dell’appartamento o sostando immediatamente dietro la stessa al momento dello scoppio. Si pensi solo all’eventualità che uno dei bambini che abitano nello stabile stesse giocando a ridosso della porta di uno degli appartamenti quando le stesse sono state divelte e si sono schiantate al suolo o avesse aperto la porta di casa in quel momento, venendo investito dall’onda d’urto”.
«Subito dopo – racconta ancora la residente – ci hanno fatto evacuare. Ero in pigiama, ho preso poche cose, perché i vetri erano pericolanti e i vigili del fuoco hanno chiuso il gas. Sono andata a casa di amici, i tre ragazzi della casa di fronte all’Ostello Amolara. La famiglia di marocchini al piano di sopra è potuta rientrare. E anche la famiglia dell’altra scala, una famiglia di croati, con quattro bambini, che stavano dormendo e sono saltati dal letto. Io sono stata fuori casa 15 giorni. È stato pesante anche dal punto di vista emotivo, mi sono sentita un’inetta per aver comprato quella casa. Non ho nemmeno avuto la forza di raccontarlo ai miei genitori che vivono a Torino. Ho passato un periodo a chiedermi che cosa faccio, vado via? Anche perché pensavamo che fosse un atto intimidatorio all’indirizzo sbagliato, perché magari altre famiglie di altri palazzi possono essere in giri loschi. Non certo io, né il ragazzo che vive di fonte, che viene dal Ghana e lavora come imbianchino e che si è comprato la casa». 

IL FIORINO BIANCO

I carabinieri di Adria sono partiti dall’unica traccia di un Fiorino bianco, notato da alcuni testimoni e dalle videocamere di sicurezza. Nonostante la targa fosse stata coperta è poi risultato intestato ad uno dei tre. Poi, con le intercettazioni ambientali e telefoniche sono emersi tanti dettagli. Siviero e Tuttolomondo accusati anche di essere stati gli autori delle altre tre esplosioni, all’alba del 29 luglio al villaggio Tizè, a Rosolina. In questo caso solo con l’accusa di fabbricazione di materie esplodenti e di accensioni ed esplosioni pericolose. Perché c’è stato un lancio decisamente meno pericoloso, vista la distanza dagli alloggi. Secondo l’accusa, però, inteso e generare allarme ed incutere timore, proprio nella comunità straniera locale. Oltre ai tre arrestati, ci sono altri due indagati. E, incidentalmente, anche un carabiniere, amico della ragazza di uno dei tre, che avrebbe cercato di carpirgli informazioni sulle indagini.

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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