Pordenone esclusa dalla nuova legge sugli interporti. Pressioni per un emendamento che rimedi alla dimenticanza

La lista in approvazione al Parlamento non contiene il polo di Villanova. Corsa contro il tempo per non perdere la partecipazione alle gare Ue

Martedì 12 Marzo 2024 di Marco Agrusti
Pordenone esclusa dalla nuova legge sugli interporti. Pressioni per un emendamento che rimedi alla dimenticanza

PORDENONE/UDINE - Il Parlamento sta per approvare la nuova legge che disciplinerà d’ora in avanti il sistema italiano degli interporti. E lo sta facendo perché il principio dell’intermodalità, della preferenza per il trasporto su rotaia e soprattutto l’importanza di una rete logistica all’avanguardia sono ormai passaporti per la modernità. Il progetto legislativo è al Senato, ma c’è un grande “buco”. Nella lista degli interporti che vengono citati dal testo in approvazione, manca Pordenone. Ci sono Cervignano del Friuli e Trieste, in Veneto sono correttamente inseriti - ad esempio - i poli di Venezia e Verona. Ma il nome di Pordenone non c’è. Per questo ieri mattina è partita - in città ma anche altrove - una fitta rete di telefonate. L’urgenza è massima: serve un emendamento per inserire anche Pordenone e non tagliare fuori l’Interporto di Villanova dal quadro normativo nazionale. 

COSA SUCCEDE

«Un interporto - ecco uno stralcio della norma - può essere definito come un complesso di infrastrutture e servizi finalizzati allo scambio di merci tra diverse modalità di trasporto. Come evidenziato nel Piano strategico della portualità e della logistica, si tratta di strutture complesse, che si collocano al centro della supply-chain e che sono in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica, ma anche aziende specializzate in lavorazioni differenti (imballaggi, assemblaggi, etichettature ecc.)». Subito dopo la legge passa ad elencare gli interporti inseriti nella lista: «In base ai dati forniti dal Ministero delle infrastrutture e trasporti (aggiornati al 4 marzo 2022), risultano attivi in Italia i seguenti 24 interporti: Bari, Bentivoglio, Catania, Cervignano del Friuli, Jesi, Livorno, Maddaloni, Mortara, Nola, Novara, Orbassano, Orte, Padova, Parma, Pescara, Portogruaro, Prato, Rivalta Scrivia, Rovigo, Trento, Trieste, Vado, Venezia e Verona». Niente Pordenone. Cosa comporta il mancato inserimento dell’Interporto di Villanova? Non è semplicemente una questione di lana caprina. Non basta aggiungerlo “a penna”. La partita, infatti, vale centinaia di milioni di euro, perché la presenza del polo logistico pordenonese nel quadro della nuova legge comprenderebbe la possibilità di partecipare - ad esempio - ai bandi europei.

E sono i concorsi che fanno la differenza tra una crescita e una caduta. Quindi non è un argomento da prendere sotto gamba. Per questo ieri è stato attivato un canale politico urgente con le massime autorità del territorio.

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IL QUADRO

Oggi l’attività degli interporti è disciplinata da una legge vecchia di 34 anni, promulgata esattamente nel 1990. Ma dall’ultimo decennio del secolo scorso è cambiato letteralmente il mondo. Per questo il governo ha inteso avanzare una proposta di legge che «qualifica gli interporti come infrastrutture strategiche per lo sviluppo e per la modernizzazione del Paese e di preminente interesse nazionale esplicitando le finalità dell’intervento legislativo e facendo salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi dei rispettivi statuti speciali e delle relative norme di attuazione». La proposta di legge introduce il principio della programmazione degli interporti, attraverso lo strumento del Piano generale per l’intermodalità predisposto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa di sede di Conferenza unificata e parere delle competenti Commissioni parlamentari (articolo 2) e demanda allo stesso Ministro l’individuazione di nuovi interporti in presenza di specifiche condizioni (articolo 3); ulteriori disposizioni disciplinano il Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica, quale organo di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative relative allo sviluppo degli interporti (articolo 4) e il regime applicabile ai soggetti gestori degli interporti (articolo 5), introducendo misure per il potenziamento degli interporti, dell’intermodalità e della rete ferroviaria interportuale.

Ultimo aggiornamento: 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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