Furti, pestaggi e liti in centro città, la banda si confessa davanti al giudice

Interrogati ieri i cinque giovani finiti in carcere. Dopo aver dato la loro versione, gli avvocati hanno chiesto i domiciliari

Mercoledì 17 Maggio 2023
Pestaggi in centro a Pordenone, la banda si confessa davanti al giudice

PORDENONE - Uno solo si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip; gli altri quattro hanno parlato, raccontando la loro versione dei fatti che sabato scorso li hanno portati in carcere.

Sostanzialmente tutti hanno detto che non hanno mai preso parte attiva ai pestaggi o alle liti e ci sono giustificazioni anche per le rapine contestate che secondo gli arrestati non sarebbero da classificare come tali. Quindi sì c'erano, facevano parte della "banda" che bighellonava per le vie del centro città, spadroneggiando. Ma perchè non sapevano cosa fare, dove andare, con chi stare.


LE RISPOSTE
Kingsley Afrifa, 24 anni, nato in Ghana e residenti a Pordenone, e Constant Gbaou, 30 anni, originario della Costa d'Avorio senza fissa dimora, sono stati interrogati (interrogatorio di garanzia) ieri mattina dal gip Rodolfo Piccin assistiti dall'avvocato Laura Ferretti che ha chiesto i domiciliari per il 24enne e la scarcerazione per il 30enne che vive praticamente in un garage. «Hanno ridimensionati i fatti loro attribuiti - ha spiegato la legale -, spiegando di non essere stati attivamente coinvolti nei pestaggi o nella rapine». Interrogatorio su delega davanti al gip di Udine anche per Richmond Boahene, 21enne ghanese che abita a Pordenone. Difeso dall'avvocato Marco Ciach, il giovane ha risposto alle domande del giudice e ha ricostruito la rapina ai danni di un minisupermarket attribuitagli. «Si trattava del furto di una lattina di birra - ha affermato l'avvocato -; non ha dato un pugno al gestore del negozio ma per divincolarsi dalla sua presa gli ha dato una gomitata. Il ragazzo lavora in un'azienda e vive con la famiglia, per questo ho chiesto al giudice una misura alterativa al carcere che gli permetta di non perdere il posto». Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Bassati Kamagate, 23 anni nato in Ghana e residente a Pordenone. Difeso dall'avvocato Nisco Bernardi, ha scelto di non parlare. «È ritornato in famiglia, ho chiesto per lui gli arresti domiciliari», ha affermato l'avvocato Bernardi.


LA BANDA
Il gruppo composto da nove giovani spadroneggiava in città: da via Mazzini, a piazzetta Cavour per poi amdare in via Brisafiera, nelle panchine davanti alla chiesa di San Giorgio o nel parcheggio di un supermercato del centro. In mano avevano birre o bottiglie di superalcolici. Tante le chiamate e gli interventi delle pattuglie di Squadra Volante e Radiomobile con controlli praticamente quotidiani. Ma tutte queste "attenzioni" delle forze dell'ordine non li hanno affatto intimoriti. Tanto che «non esitavano a delinquere pochi minuti dopo essere stati controllati dalle forze dell'ordine». La Procura contesta alla banda 17 capi di imputazione contestati, tra cui quattro rapine aggravate, cinque furti aggravati, un'estorsione e lesioni (quattro le vittime che hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso). A seguito della rapina del 26 maggio in via Mazzini, quando un immigrato è stato picchiato per un pacchetto di sigarette, il gip ha ravvisato esigenze cautelari. Nell'ordinanza si parla del modo particolarmente cruento del gruppo, di ragazzi che si spalleggiavano l'uno l'altro. Ma che non esitavano a litigare tra loro, gridando, spintonandosi. Una banda che per un lungo periodo sembrava essere padrona di una parte del centro città.

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