Camionista ucciso dal cervo, cacciatori nel mirino: «Contro di noi uno sciacallaggio, non è colpa nostra»

Venerdì 20 Ottobre 2023 di Raffaella Gabrielli
Cacciatori

BORGO VALBELLUNA - Incidente mortale a Molinello: i cacciatori non ci stanno e rispediscono al mittente, gli animalisti rappresentati da Marco Scapin, le accuse di avere in qualche modo responsabilità su quanto accaduto. «Affermare cose del genere - sottolinea Gianpiero Possamai, presidente regionale Federcaccia Veneto - è un atto di sciacallaggio».

Mentre Alberto Colleselli, presidente provinciale Federcaccia Belluno nonché generale della Forestale in pensione, aggiunge che «visti il consistente numero di ungulati selvatici esistente nel Bellunese e l'ennesimo drammatico incidente, dobbiamo riflettere e unire gli sforzi affinché simili tragedie non avvengano più».

BOTTA E RISPOSTA
Attribuire ai cacciatori colpe per quanto avvenuto mercoledì mattina lungo la provinciale 1, per il presidente Possamai «è un atto di sciacallaggio mediatico privo di alcun riscontro reale. I cervi e gli altri ungulati effettuano normalmente spostamenti dai luoghi di riposo alle zone di alimentazione lungo percorsi per loro del tutto naturali, ma che spesso sono attraversati da importanti vie stradali, in modo particolare nei mesi autunnali e invernali a causa di una minor disponibilità alimentare in quota. Ma questi loro movimenti non hanno alcuna attinenza con l'attività venatoria». E prosegue: «In alcuni fasce orarie come quelle che precedono l'alba o il tramonto gli spostamenti si intensificano, ma il fenomeno è riscontrabile anche in territori dove è vietata la caccia come il bosco del Cansiglio e il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi verso l'Agordino. Cosi come nelle ore notturne, quando avviene la maggior parte degli incidenti, non può essere certo addebitata la responsabilità al mondo venatorio, in quanto di notte la caccia è vietata». Va sottolineato infine, per Possamai, che «in provincia di Belluno l'attività di prelievo degli ungulati avviene a seguito di piani di abbattimento, con regole rigide e senza l'ausilio di cani».

QUI BELLUNO
«Non mi pare il momento di polemizzare - afferma Colleselli - Quest'ultimo incidente ci impone di riflettere e unire gli sforzi affinché simili tragedie non avvengano più. In provincia abbiamo un numero consistente di ungulati che interferiscono con le attività umane, come ad esempio l'agricoltura, e purtroppo pure con la viabilità, con conseguenze anche gravissime. Le popolazioni naturali di selvatici hanno bisogno di spostarsi per alimentarsi (e non per abbeverarsi come qualcuno sostiene senza conoscere a fondo la biologia di questi animali), per ritornare nei luoghi di riposo e per, in alcuni casi, movimenti stagionali. Questi trasferimenti variano da specie a specie e seguono determinati cicli periodici, ma di norma avvengono quasi tutto l'anno. Il problema non lo creano i cervi o i caprioli, ma le nostre strade che intersecano i loro naturali percorsi nonché la nostra presenza che invade i loro naturali habitat».

IL REBUS
Davanti a una tale situazione, con migliaia di capi sparsi in tutta la provincia, trovare una soluzione non è facile. «Per limitare gli incidenti con i selvatici e quindi i conseguenti danni arrecati a loro e alle persone, come nel caso dell'inaccettabile schianto che ha provocato la morte del giovane camionista trevigiano, - evidenzia Colleselli - non basterà fare un sovrappasso stradale, ma programmare più possibilità alla fauna selvatica per evitare incontri con autovetture e mettere in condizione l'utente di evitarla. Ovviamente ciò comporterà costi e tempi lunghi, ma qualche accorgimento nella gestione della viabilità deve essere fatto». «Al contempo - conclude Colleselli - è ora che l'opinione pubblica si renda conto che il numero di ungulati del Bellunese deve essere tenuto sotto controllo, gestito correttamente e se necessario ridotto, nell'interesse di tutti. I piani di prelievo fatti dalla Provincia sono approvati da enti nazionali preposti e le modalità da precise norme legislative. Il mondo venatorio bellunese si attiene a quanto previsto e se qualcuno deroga, sarà poi compito di chi è addetto alla vigilanza intervenire. È semplicistico, fuori luogo, inopportuno e senza fondamento coinvolgere i cacciatori in responsabilità che di certo non possono essere a loro attribuite».
 

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