Scuola, allarme dei presidi: "A settembre si rischia il caos"

Venerdì 2 Luglio 2021 di Federica Lupino
Il Paolo Savi a Viterbo

“Le classi pollaio ci saranno.

A meno che non vengano aumentati gli organici o trovati nuovi spazi. Ma per farlo servono fondi. E a oggi dal Miur non c’è alcuna certezza”. Dopo i sindacati rappresentanti di docenti e Ata, anche l’Anp, l’associazione nazionale dei presidi, interviene sul prossimo anno scolastico. Lo fa attraverso Maria Antonietta Bentivegna, presidente provinciale, che parla di “forti preoccupazioni” per quello che accadrà a settembre.

Qual è il nodo principale da sciogliere?

“I problemi maggiori nascono dall’edilizia scolastica. Nella Tuscia abbiamo un patrimonio vecchio, non ci sono edifici nuovi. Per le superiori, sono oltre 50 anni che nel capoluogo non si realizzano scuole. L’ultima è stata l’Itis di Viterbo. Dopodiché solo interventi di manutenzione che spesso col tempo si sono rivelati fallimentari”.

Cosa intende?

“Che in alcuni casi la aule, ritenute troppo grandi, con l’aumento della popolazione scolastica sono state divise per poi risultare, soprattutto dopo l’introduzione della 626 (legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ndc) non più a norma perché troppo anguste. In altri, sono state trasformate in laboratori ma poi sono risultate insufficienti per ospitare tutti gli iscritti. Una miopia nel progettare gli interventi che ha portato a una spesa continua per rincorrere la normativa senza risolvere i problemi”.

E le classi pollaio?

“Anche il prossimo anno ne avremo composte da 27-28 alunni. Il rapporto ideale, quello che vede in ogni aula 20, massimo 22 studenti, è lontano dall’essere rispettato”.

Maggiore personale aiuterebbe?

“Certamente. Ma sugli organici non si investe mai abbastanza. Si spendono ingenti risorse per altro, come il cosiddetto “Piano estate”, ma per l’ennesima volta le stabilizzazioni sono finite in un cassetto”.

E l’organico Covid?

“Non se ne sa ancora nulla, così come per la deroga al numero di alunni per classe”.

Ma questo anno e mezzo di pandemia ha insegnato qualcosa?

“Al momento, non mi pare. Ci ritroviamo a luglio senza che sia stato definito un piano di intervento per la riapertura”.

Come si è riusciti nell’anno scolastico appena chiuso ad aggirare il problemi degli spazi carenti?

“Per rispettare le prescrizioni contro il Covid, si è ricorsi agli ingressi e le uscite scaglionati, nonché alla Dad. Ma è stato solo un tamponare l’emergenza”.

I doppi turni nel Viterbese funzionano?

“Purtroppo, non abbiamo un sistema di trasporto locale capace di far fronte a queste nuove modalità organizzative. La realtà di Roma, con collegamenti molto più capillari, non funziona replicata nelle altre province. Come Anp abbiamo anche chiesto il monitoraggio degli spazi: se restano le prescrizioni sul distanziamento, molti istituti non saranno nelle condizioni di rispettarle”.

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