Collaboratore di famiglie malavitose tenta di riprendersi la casa dopo il sequestro patrimoniale eseguito dalla polizia.
L’operazione, che ha portato al sequestro preventivo, iniziò più di 24 mesi fa, quando l’anticrimine, che monitora costantemente chi è in misura di sorveglianza o chi ha alle spalle una lunga storia criminale, scoprì la figura di Radicchi e iniziò a fare controlli incrociati su più fronti. Il 43enne ha una lunga storia criminale nella capitale. Trafficante di stupefacenti per il clan dei Vadalà. Vanta legami molto stretti con il clan Fasciani in quanto lo zio della moglie è un loro uomo di fiducia. Lo stesso vale per il clan Casamonica legato al territorio di Monterosi dove Radicchi viveva da tempo. A dare sostegno all’operazione è stata la finanza di Viterbo e Civita Castellana che andò a scovare dove il quarantenne nascondeva i proventi di oltre dieci anni di crimine. «Parliamo di criminale economico abituale - spiegò durante le indagini il comandante della finanza Andrea Pecorari. Con un tenore di vita al di sopra delle possibilità dichiarate».
Al termine delle indagini Radicchi fu accusato di truffa e riciclaggio, e il tribunale oltre al sequestro gli applicò la misura della sorveglianza speciale. Motivi per cui il 43enne ha ricorso in tutti i gradi di giudizio non riuscendo, però, a modificare la sua posizione. «Il curriculum criminale - spiega la Cassazione -, le pregresse pronunce definitive, e prolungate nel tempo, applicative di misure di prevenzione personali egualmente basate sulla sua pericolosità sociale, i traffici di sostanze stupefacenti dei quali egli è stato partecipe, fino all'ampio meccanismo truffaldino in ordine al quale pende il giudizio penale: tali elementi di fatto sono stati correttamente utilizzati allo scopo di ritenere la pericolosità sociale di Radicchi».