Torino, uomo salvato grazie al primo doppio trapianto con microbiota intestinale e fegato: «Mi avevano dato un giorno e mezzo di vita»

Sabato 17 Febbraio 2024
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Per la prima volta al mondo, un uomo di 56 anni affetto da policistica con interessamento di fegato e reni è stato salvato attraverso un innovativo trapianto sequenziale di microbiota fecale seguito da un trapianto. Questo intervento pionieristico è stato realizzato all'ospedale Molinette di Torino in collaborazione con il Gemelli di Roma. Il caso, che ha segnato un percorso di 120 giorni, è stato riconosciuto a livello internazionale con la pubblicazione sulla rivista Transplant Infectious Disease. L'uomo ora si trova in convalescenza a casa, in fase di recupero nutrizionale e motorio.

L'intervento all'ospedale Molinette di Torino

Il paziente era ricoverato all'ospedale Martini di Torino in quanto costretto a dialisi. Il fegato era completamente avvolto da cisti e questo comportava una denutrizione e la colonizzazione intestinale da parte di batteri resistenti a qualunque terapia antibiotica. Lo scorso agosto l'aggravarsi delle condizioni ha costretto al trasferimento presso la Terapia Intensiva Epatologica dell'ospedale Molinette dove si è deciso di procedere con il trapianto del fegato il cui successo era però condizionato dal riuscire a contrastare i batteri fecali resistenti agli antibiotici. La riduzione poi della carica batterica colonizzante l'intestino, attraverso il trapianto fecale, ha consentito di inserire il paziente nella lista trapianti in elevata priorità. A fine novembre, a 100 giorni esatti dall'inizio del ricovero alle Molinette, il 56enne si è sottoposto a trapianto effettuato dal direttore del Centro Trapianto Fegato di Torino, Renato Romagnoli, insieme con il suo staff. «Ancora una volta siamo orgogliosi di rendere pubblica una collaborazione tra Policlinici italiani su un gravissimo caso clinico risolto con una soluzione sanitaria all'avanguardia e senza precedenti», ha spiegato Giovanni La Valle, direttore generale Città della Salute di Torino.

«Mi avevano dato un giorno di vita»

«Avevo un giorno e mezzo di vita davanti, quindi sono passato dalla certezza di morire a essere qua a parlare».

A dirlo è l'uomo salvato all'ospedale Molinette della Città della salute di Torino con un trapianto sequenziale di microbiota fecale e poi di fegato. Roberto (nome di fantasia), 56 anni, operaio con un passato nella Marina, racconta di come l'infezione intestinale l'avesse aggredito e messo ko dopo un altro intervento, in un altro ospedale di Torino. «Ho sempre avuto problemi di policistica a reni e fegato e sono sempre stato sotto cura e sovrappeso, oltre i 100 chilogrammi - spiega - poi ho dovuto fare un intervento a un ginocchio e sembrava essere andato tutto bene, ma dopo tre settimane sono iniziati i problemi: ittero, infezioni intestinali. Sono rimasto a letto quattro mesi e sono finito in ospedale, ma non riuscivano a farmi migliorare, finché non mi hanno mandato in terapia intensiva alle Molinette. Tutti si occupavano di me, dai medici agli Oss, ma soprattutto mi hanno proposto il trapianto».

Il ringraziamento a medici e infermieri

«Le 50 pastiglie di materiale fecale trattato da prendere per poter fare il trapianto di fegato non sono state una passeggiata, ma hanno fatto in modo che non mi pesasse e sono sopravvissuto» sottolinea riferendosi al trapianto di microbiota. «Adesso sono anche dimagrito, sono sui 70 chilogrammi e praticamente i miei vestiti e le mie scarpe sembrano di un altro. Riesco già ad alzarmi da solo, nonostante il ginocchio, per cui dovrò rifare l'operazione, perché comunque non è andata bene, la protesi si è sganciata. Dal trapianto sono venuto a casa prima di Natale e ogni giorno sento la differenza in meglio. Mi seguono col day hospital benissimo, sono un'eccellenza, non solo perché mi hanno salvato la vita. Romagnoli (il direttore del Centro trapianto fegato di Torino, Renato Romagnoli, ndr.) viene proprio di persona a vederti dopo l'operazione, ti spiega la situazione e con parole semplici, in modo da capire davvero cosa ti accade, si crea un rapporto e questo rassicura». Per Roberto adesso il programma è continuare la ripresa e prenotare l'intervento da rifare al ginocchio, «intanto ho moglie e figlia che mi coccolano e mi portano ovunque, sono sempre state vicino a me, sono venute ogni giorno in ospedale».

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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