Di Zilio il miglior olio d'oliva, il sindaco: «Ma quello dop va in Canada»

Martedì 29 Novembre 2016
Un momento della premiazione dei migliori olii povesi con il sindaco Orio Mocellin

POVE DEL GRAPPA - Resta alta la bandiera dei produttori di olio di Pove, la "stazione" considerata più a nord d'Italia grazie al microclima favorevole dell'imbocco della vallata. «La qualità è in crescita, lo testimoniano gli assaggiatori professionali che ogni anno chiamiamo al concorso - spiega il sindaco Orio Mocellin, unico veneto consigliere dell'associazione "Citta dell'olio" - e il nostro olio arriva da tanti piccoli produttori che effettuano questa attività come marginale rispetto alle loro prime occupazioni».

La premiazione dell'hit parade

 

Il concorso del miglior olio di oliva uscito dal frantoio povese ha visto 61 campioni esaminati dalla commissione composta da Orietta Pavan, capo panel test, Giancarlo Torressin, Carlo Grandesso, Sergio Carraro, tutti esperti assaggiatori di olio. La commissione si è riunita tre volte e ha esaminato i campioni di olio anonimi contrassegnati solo con data molitura e con un codice. Alla fine il primo classificato è stato Francesco Zilio, con 95/100 punti: "Fruttato medio caratterizzato da interessanti note di erbe aromatiche con mandorla verde in chiusura, gratificante al gusto con armonia di amaro e piccante"; al secondo posto Edoardo Bianchin con punteggio di 88/100: "Fruttato leggero con spiccate sensazioni vegetali e la tipica nota di mandorla, buona personalità al gusto con progressione di leggero amaro e piccante". Terza, con punti 84/100, la tenuta Gentile Bizzotto: "Fruttato leggero con note di mandorla dolce, al sapore si evidenziano note dolci per assenza di amaro e piccante".

«In questi anni i produttori hanno capito che le nostre olive vanno raccolte a inizio maturazione: se fresca l'oliva dà valori che invece, col tempo, se perde acqua e si disidrata, viene a perdere - dice Mocellin -. Ci sono studi che sempre più indicano i valori nutritivi e "curativi" dell'olio di oliva e i suoi principi benefici, tanto da definirlo con l'aggettivo "nutraceutico" quasi fosse un farmaco antiossidante e con molte altre prerogative. Un po' dappertutto si fanno olii buoni, ma vanno ben determinati i tracciati e qui noi stiamo lavorando sulla tracciabilità, per contrastare frodi e falsificazioni. Va salvaguardata la nostra qualità di nicchia: i marchi italiani commercialmente famosi ormai vanno in Spagna a lavorare l'olio, la Spagna ne produce 15 mila tonnellate, cinque volte l'Italia. Quindi va salvaguardata l'eccellenza dei territori che ancora insistono a produrre il proprio olio di qualità».

Ma cosa serve ancora? «Intanto un maggior senso del marketing. Ce n'è poco, ma esiste già un produttore che che è arrivato alla dop e al bio, la  tenuta Gentile Bizzotto. Però imbottiglia il suo olio, tra l'altro con un'etichetta dorata di grande impatto, e lo vende in Canada perchè qui trova eccessivi intoppi burocratici. Poi occorre sviluppare, dopo i corsi per i produttori che ormai hanno imparato tante cose, anche i corsi di assaggio per degustare l'olio: uno è stato fatto anche di recente, ma il pubblico è vastissimo e occorre organizzarne tanti.
Poi lasciando fare alla gente e al passa parola».

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 18:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA