Nursultan (Kazakhstan) – Non ci sarà nessun incontro e nessun contatto diretto tra il presidente cinese Xi e Papa Francesco in terra kazaka, anche se i segnali che si mandano da lontano Cina e Vaticano - sfruttando i mass media - sono diversi.
Alla vigilia della conferma dell'accordo per le nomine dei vescovi, firmato ad experimentum alcuni anni fa per arrivare alla normalizzazione della situazione della chiesa cinese - divisa dagli anni Cinquanta -, il cardinale Pietro Parolin, interpellato a margine del convegno delle religioni in corso nella capitale kazaka, spiega che il Vaticano se solo avesse segnali è pronto a spostare l'ufficio di Hong Kong a Pechino in cambio di concessioni da parte cinese.
Avrete in questi giorni contatti di qualche tipo con Xi visto che è atteso a Nursultan per una importante visita di Stato, la prima che effettua dopo la pandemia. Il Papa e Xi si troveranno a poca distanza l'uno dall'altro..
«Una coincidenza. Sappiamo bene che in queste ore il presidente è proprio qui a Nursultan. Ma non è presente a questo congresso. In ogni caso non ci sono stati contatti prima di questa visita e nemmeno sono previsti».
Sareste pronti a spostare l'ufficio di Hong Kong a Pechino?
«Non mi pare sia una idea nuova, noi la abbiamo sempre fatta presente. Stiamo aspettando un segnale da Pechino che però non è ancora arrivato».
E per quanto riguarda la questione di Taiwan, dove avete una nunziatura e piene relazioni diplomatiche. Siete pronti a chiuderla o a ridimensionarne la importanza come chiede la Cina?
«Per ora tutto rimane come è».
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