È una guerra di posizione che si protrae da quattro anni. Per il momento lo scontro si è cristallizzato, in attesa di come si svilupperà il prossimo Sinodo previsto per l'autunno. Da una parte c'è il Vaticano e dall'altra i vescovi tedeschi che hanno avviato un formidabile cammino fortemente improntato a riforme ritenute indigeribili persino da Papa Francesco.
Dai colloqui informali di questi ultimi mesi sembra prevalga la volontà di arrivare a una composizione più che alla decisione di far saltare il banco. In questi giorni è terminato in Vaticano un incontro ufficiale tra i cardinali di curia più importanti e i vescovi della Germania arrivati a Roma per capire come potrà svilupparsi il sinodo sulla sinodalità che ci sarà ad ottobre e sul quale si stanno concentrando le speranze dei cattolici, soprattutto sul tema delle donne. Prima dell'incontro il vescovo di Hildesheim, Heiner Wilmer, un super progressista, si era premurato di far sapere a Roma che non ci sarebbe stato nessun scisma e «nessuno dei vescovi della Germania l'ha mai voluto» ha scritto per il portale teologico Communio.de.
Aggiungendo che non bisogna interpretare il conflitto come una questione di potere nello stile di «Roma contro la Germania» o «Germania contro Roma». I vescovi, ha assicurato Wilmer, sono fedeli al Papa e allo stesso tempo devono «stare al fianco dei fedeli in nome di Gesù Cristo, comprendendo il loro dolore e le loro preoccupazioni, non solo nella vita quotidiana e nella società, ma anche in relazione alla nostra Chiesa». Poi si è registrata la voce di un esponente di curia, il cardinale incaricato di preparare il sinodo, Mario Grech che a sua volta ha lanciato messaggi concilianti: «Il diaconato è uno spazio diverso per le donne nella Chiesa ed è un naturale approfondimento della volontà del Signore». Forse non si arriverà al sacerdozio, ma al diaconato probabilmente si.
Il comunicato
Il comunicato stampa congiunto emesso dalla Santa Sede e dalla Conferenza episcopale tedesco al termine della riunione in Vaticano riassume bene il nulla di fatto e le rispettive posizioni attendiste. Dal testo si capisce che i colloqui non devono essere stati tanto semplici, si parla infatti di differenze tra riformatori e conservatori. La delegazione tedesca comprendeva i vescovi Bertram Meier (Augsburg), Peter Kohlgraf (Mainz), Franz-Josef Overbeck (Essen), Michael Gerber (Fulda) e Stephan Ackermann (Trier). I quattro cardinali di curia, invece, erano: Victor Fernandez, Kurt Koch, Pietro Parolin, Robert Prevost e Arthur Roche, nonché l'arcivescovo giurista Filippo Iannone. «L'incontro, che è durato l'intera giornata, è stato caratterizzato da un'atmosfera positiva e costruttiva» con «differenze e punti di accordo». Una dichiarazione piuttosto fumosa e poco chiara, come del resto potrebbe essere l'esito futuro del cammino sinodale tedesco deciso a non tornare indietro.
Se i vescovi tedeschi hanno accettato a malincuore di rinunciare al progetto di un nuovo organismo diocesano in grado di dare ai laici il potere di affiancare democraticamente il vescovo nelle decisioni, difficilmente faranno marcia indietro sul resto della loro agenda. La agenzia cattolica KNA ha sintetizzato che al momento la «linea di fondo è che entrambe le parti stanno salvando la faccia, almeno all'esterno». Il 14 e 15 giugno, il comitato dei vescovi tedeschi si riunirà a Magonza anche se quello che verrà deciso dovrà poi essere sottoposto a Roma. Nei mesi scorsi il presidente della Conferenza episcopale, Georg Bätzing, si era ripetutamente lamentato con i giornalisti del fatto che, nonostante tutti gli sforzi, non c'era stato un vero dialogo con i responsabili in Vaticano.