Città del Vaticano – In Germania (sull'orlo dello scisma) si stanno fortemente radicalizzando le posizioni tra coloro che sono favorevoli alle riforme per un maggiore ruolo delle donne nella Chiesa e coloro che vorrebbero, invece, evitare il sacerdozio femminile.
Il vescovo di Passau, Stefan Oster, è stato uno dei primi a scagliarsi contro l'accusa di razzismo. «Ciò che è grottesco è che noi vescovi, ai quali spetta la speciale responsabilità di difendere la dottrina, permettiamo pure il finanziamento (con i soldi della Chiesa) di certi media cattolici ai quali forniamo così un grande palcoscenico per essere definiti 'razzisti'». Il vescovo Oster ha così aperto senza volerlo un altro fronte, in seno alla Chiesa tedesca, a proposito della libertà accademica e della libertà di stampa. Naturalmente acuendo ancora di più la battaglia.
La teologa non si è data per vinta e parlando a una conferenza di donne la scorsa settimana ha formulato una tesi. Partendo dal presupposto che «occorre parlare della discriminazione in atto contro le donne e che le donne nella Chiesa non sono quelle che possono cambiare le cose» ne consegue che gli uomini avrebbero dovuto «fare della questione della giustizia di genere la loro questione». Secondo la teologa gli uomini di Chiesa avrebbero però bisogno di «uscire dall'indifferenza verso i loro privilegi e dalla zona di comfort». Ecco perchè «chiunque non voglia cambiare non è altro che un razzista».
Le parole della teologa e la successiva presa di posizione del vescovo Olster per limitare la libertà di stampa nella Chiesa ha fatto divampare l'incendio. L'Associazione della stampa cattolica tedesca (GKP) in primis ha messo in luce: "Coloro che affermano che la diffusione di contenuti impopolari sono una ragione per mettere in discussione il finanziamento dei media della chiesa rivelano una comprensione premoderna, autoritaria e dirigista della comunicazione".
Il gruppo cattolico di riforma "Wir sind Kirche" ("Noi siamo la Chiesa"), ancora più duro, ha aggiunto che è «rivelatore che il vescovo di Passau, nel mezzo del processo del Cammino sinodale in Germania, rivolga minacce contro i teologi che la pensano diversamente e anche contro i media cattolici che sono disposti a impegnarsi nel dialogo».
Infine il potente gruppo di riforma "Maria 2.0" ha dato manforte parlando di una «intollerabile invasione della libertà di pensiero e di parola» e di una mancanza di rispetto per la libertà di stampa e di espressione nella Chiesa.
A gettare acqua sul fuoco è dovuto intervenire il presidente dei vescovi tedeschi, l'arcivescovo di Limburg, Baetzing chiedendo alla illustre teologa di moderare un po' i termini perchè la questione, posta in quel modo, «non porterebbe frutti».