Il primo via libera della Camera alla legge Zan è davvero un boccone amaro per i cattolici.
Il giornale della Cei aggiunge che «lascia senza parole la pretesa di riscrivere la natura umana per legge». Insomma, per Avvenire si tratta di fissazioni ideologiche che pongono diversi quesiti, anche di tipo normativo. Per esempio: «sarà ancora lecito per un sacerdote esprimere nella predicazione concetti che potrebbero essere tacciati di omofobia? E la femminista che contesta il concetto di identità di genere potrebbe anora farlo pubblicamente?» I cattolici a più riprese hanno lanciato messaggi sul fatto che la legge Zan andava emendatea e che il tema non era di certo una emergenza nazionale, piuttosto brutto fenomeno deprecabile probabilmente sovrastimato.
Molto critici anche le comunità Giovanni XXIII. «Nelle nostre case accogliamo persone omosessuali e transessuali, favorendo la loro integrazione attraverso il dialogo e l'incontro delle diversità. L'orientamento sessuale non è motivo di discriminazione per noi. Al contrario riteniamo controproducente ai fini della stessa integrazione una legge che, basandosi sulla difesa delle persone con orientamento omosessuale, attacca la libertà di espressione e di educazione».