Mattia, l'infermiere dei tamponi Covid a domicilio: «Siamo i più esposti al contagio»

Giovedì 9 Aprile 2020 di Lorenzo Pulcioni e Vanna Ugolini
Mattia Nannurelli, infermiere domiciliare tamponi Covid

TERNI Aumentano i tamponi e calano i positivi accertati. La battaglia contro il Coronavirus è ancora lunga, ma i numeri dicono che la strada è giusta. «Ormai facciamo una sessantina di tamponi al giorno ed i positivi sono sempre meno. Soprattutto, a Terni nessun paziente è stato lasciato solo». Mattia Nannurelli è infermiere in servizio all'Usl Umbria 2. Il suo compito è andare a casa delle persone segnalate ad effettuare il famigerato tampone: due a distanza di 48-72 ore per eludere il rischio di falsi negativi. «Nei primi giorni effettuavamo una manciata di tamponi al giorno, solo a chi aveva una chiara sintomatologia ed era stato a contatto o proveniva da zone a rischio. Adesso chiamano persone che hanno la febbre da dieci giorni e sono stati in contatto con altri ternani» dice. Era il 3 marzo quando arrivò la notizia del primo caso di positività registrato nella provincia di Terni.

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Nel frattempo gli infermieri che effettuano i tamponi a domicilio da due sono diventati quattro. Tutti dotati di Dpi: guanti, mascherina, visiera e tuta protettiva: «L'Istituto Superiore della Sanità ha stabilito tre gradi di pericolosità e noi siamo tra i più esposti al contagio. Per questo abbiamo in dotazione un kit per ogni paziente, fatto il tampone lo buttiamo via e lo cambiamo» racconta Nannurelli. Il dramma vero lo vivono medici ed infermieri in Lombardia. Ma anche a Terni non mancano i pazienti ricoverati in condizioni delicate, tra questi pure qualche giovane. «I primi positivi erano letteralmente terrorizzati. Abbiamo sin da subito cercato di tranquillizzare i pazienti. Poi è iniziato il monitoraggio attivo. Medici e infermieri contattano due volte al giorno i pazienti che si trovano in isolamento contumaciale. Monitorano la temperatura a distanza, dicono cosa fare. Qualcuno ha avuto bisogno del servizio psicologico che l'Usl ha attivato. La cosa fondamentale è che nessun paziente a Terni è stato lasciato solo».

A tempo debito sarà fatta chiarezza se alcuni decessi in casa erano o meno riconducibili al Covid-19 visto che il tampone post-mortem non viene quasi mai effettuato: «Andrà fatto uno studio epidemiologico - conclude - potrebbero esserci stati anche a Terni dei casi che sono sfuggiti. Nella provincia di Bergamo è stata un'ecatombe. I pazienti vanno seguiti bene e più possibile in casa, evitando ricoveri non necessari che rischiano di sovraccaricare gli ospedali. Fino a quando, naturalmente, le condizioni non si dovessero complicare. E' così che riusciamo reggere, oltre che rispettando le norme come tutta la città sta facendo».

Ultimo aggiornamento: 16:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA