Dopo aver formalmente conferito l’incarico al medico legale Laura Panata e al ginecologo Giovanni Pomili la Procura della Repubblica di Perugia impegnata nelle indagini sulla violenza sessuale di gruppo subìta nella piscina di Ponte San Giovanni da due giovani di 20 e 24 anni originarie delle Marche ha nominato un altro paio di consulenti per svolgere accertamenti sul Dna e sui telefonini sequestrati ai primi due indagati.
Gli accertamenti sul Dna riguarderanno anche gli indumenti consegnati dalla ventenne che ha raccontato l’abuso alla polizia: i ricordi di quella drammatica serata in Umbria sono sembrati a tratti confusi a causa dell’alcol. Confusi al punto da aver quasi completamente dimenticato quanto avvenuto tra la prima parte della serata, quando si trovava in compagnia di amici alla sagra di Ponte Pattoli, fino alla violenza avvenuta. Un black-out che potrebbe essere parzialmente colmato con la testimonianza dell’amica. La ventenne, negativa ai test antidroga e ora assistita dall’avvocato Ruggero Benvenuto, è stata comunque in grado di chiedere aiuto al numero d’emergenza per consentire ai soccorsi di intervenire. Ha parlato anche di una foto che le sarebbe stata scattata da qualcuno mentre, abusata, si trovava seminuda. Se quell’immagine esistesse per davvero gli accertamenti informatici - si parte dalla copia forense - aiuterebbero a ritrovarla nonostante un’eventuale cancellazione. Materiale multimediale, chat, localizzazioni, sms, ipotetiche condivisioni, le verifiche sugli smartphone dei due indagati si muoveranno a tutto tondo anche nel social network Instagram e su Whatsapp dove esisterebbe un gruppo del quale avrebbe fatto parte la vittima e alcune persone presenti quella sera. Domani inizieranno gli accertamenti medico legali e quelli ginecologici. Ma è il Dna la chiave dell’indagine. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Massimo Brazzi e Gianni Dionigi.