Uccise la moglie, Pasquetta in trattoria per Roberto Spaccino

Giovedì 13 Aprile 2023 di Enzo Beretta
Uccise la moglie, Pasquetta in trattoria per Roberto Spaccino

MARSCIANO - Scampoli di libertà per Roberto Spaccino: l’assassino di Barbara Cicioni ha infatti incominciato ad usufruire dei primi permessi premio.

Ha trascorso Pasquetta fuori dal carcere. Il 53enne è detenuto dal 29 maggio 2007, quando venne arrestato per l’omicidio della moglie Barbara Cicioni, incinta all’ottavo mese. Il marito venne accusato dagli inquirenti di aver ucciso la donna al culmine di una lite, soffocandola probabilmente con un cuscino, all’interno della villetta di Compignano, una piccola frazione alle porte di Marsciano. Secondo le sentenze il delitto avvenne mentre gli altri due figli dormivano nella cameretta a fianco. Per l’accusa Spaccino avrebbe messo un po’ a soqquadro la casa per simulare una incursione di ladri in sua assenza e, sempre quella drammatica sera, si era recato nella lavanderia di famiglia per compiere alcune operazioni in modo da procurarsi un alibi.

All’epoca Roberto Spaccino aveva 37 anni: sono trascorsi quasi 16 anni e solo da poco ha iniziato a usufruire dei primi permessi premio, utilizzati per trascorrere un po’ di tempo in compagnia dei suoi familiari, fare una passeggiata, mangiare al ristorante insieme ai suoi anziani genitori oppure recarsi in chiesa. Il primo permesso è datato giugno 2022, l’ultimo gli è stato concordato prima di Pasqua. In mezzo un ricorso della Procura che ha ‘congelato’ le uscite fino alla pronuncia del tribunale di sorveglianza che gli ha di nuovo consentito di uscire dalla cella dell’istituto penitenziario di Terni nel quale è attualmente recluso. Tecnicamente le istanze per i permessi premio possono essere proposte dopo un periodo di dieci anni di detenzione: le prime richieste di Spaccino per mettere il naso fuori dal carcere risalgono al 2019 ma solo nell’estate 2022 ha ricevuto il primo parere positivo. Una concessione di poche ore. Non poteva neppure allontanarsi da Terni. E così, giusto il tempo di una passeggiata in compagnia del fratello che era andato ad aspettarlo all’uscita di Vocabolo Sabbione, un lungo abbraccio con i genitori prima del pranzo in trattoria e un passaggio in chiesa dove si è voluto recare per recitare una preghiera. In quel caldo pomeriggio di giugno ha perfino anticipato di un’ora il rientro per la presentazione alla matricola. Tra un lavoretto e l’altro nell’istituto penitenziario - da addetto alla lavanderia ora è diventato ‘spesino’, ossia prende le ordinazioni di sopravvitto per gli altri reclusi -  è arrivata la lettera della Procura di Spoleto che si era opposta al secondo permesso richiesto per il mese di agosto. La pratica è rimasta bloccata finché i giudici del tribunale di sorveglianza non hanno rigettato il reclamo dei pm e Spaccino ha potuto avanzare un’altra istanza ancora che gli è stata concordata per il giorno di Pasquetta e per martedì. Il Lunedì dell’Angelo è stata la prima festività trascorsa da lui fuori dalle mura del carcere. Pochi dettagli: sappiamo solo che è rimasto in compagnia di alcuni familiari, un pugno di persone, e che sia volutamente rimasto lontano dalla villetta rosa di Compignano.

L’11 gennaio 2012, vale a dire ormai più di dieci anni fa, la Cassazione ha reso definitiva la condanna all’ergastolo per Roberto Spaccino, il quale si è sempre detto innocente ed ha sempre sostenuto di aver trovato la moglie morta al suo rientro in casa. Ha sostenuto che quando uscì di casa la moglie era viva e di averla trovata morta al suo ritorno. Ha ripetuto di non sapere cosa fosse successo durante la sua assenza. Tra le ipotesi avanzate quella di un furto finito male. Più volte Roberto Spaccino ha parlato di sé come di un «capro espiatorio».

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