Michail Gorbaciov, morto a 91 anni, premio Nobel per la pace, ultimo presidente dell'Urss, artefice, insieme al presidente americano Reagan, della fine della guerra fredda, per i ternani non è uno sconosciuto.
E proprio della dottrina sociale di Giovanni Paolo II parlò nel suo intervento nella sala consigliare di palazzo Spada, al momento della consegna del premio. Gorbaciov ricordò che Terni era la città del lavoro e dell'amore e questo rendeva il premio che aveva appena ricevuto ancora più importante, importantissimo per un uomo come lui che teneva tanto alla stima e alla fiducia della gente e che aveva dedicato tutto se stesso alla vita politica e civile. Nel 2001, quando Gorbaciov fu premiato con il San Valentino, era sindaco Paolo Raffaelli che ricorda «un uomo di grande spessore umano che nulla aveva a che vedere con il gelido burocrate. In quei quattro, cinque giorni che stette in città ebbi modo di conoscere un uomo che era lo specchio dell'apertura politica che lo aveva caratterizzato durante la sua presidenza». Raffaelli ricorda con piacere la visita che «organizzammo a Gorbaciov nella chiesa del Sacro Cuore dove era stato realizzato un mosaico in cui era raffigurato proprio il leader sovietico e la moglie Raissa. Rimase colpito e commosso». Nella sala consigliare gremita Gorbaciov notò anche che il suo sogno di essere compreso da tutto il pianeta doveva essersi in parte avverato se era riuscito ad essere in Italia, a Terni, compreso per quello che aveva sostenuto con forza.
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