Pasticcerie chiuse e forni aperti:
"E' discriminatorio e penalizzante"

Venerdì 3 Aprile 2020 di Aurora Provantiini
Pasticcerie chiuse e forni aperti: "E' discriminatorio e penalizzante"

Niente uova, colombe e specialità di pasticceria artigiana sulle tavole pasquali. “Ne vieta la vendita un’interpretazione governativa del Dpcm 11 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza Covid-19 in base alla quale le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è consentita invece ad altre attività”.
“E’ assurdo che i forni possano vendere anche colombe e pizze di Pasqua e a noi pasticceri ne venga fatto divieto”. Stefano Amici (Pazzaglia) è uno di quelli costretti a chiudere perché ha anche la caffetteria e il ristorante. Ma non capisce perché non possa vendere al dettaglio i prodotti di pasticceria, tendendo comunque chiuso il bar.
“E’ discriminatorio” secondo Ivana Fernetti (Pasticceria Marchetti), presidente dei pasticceri e gelatai della provincia di Terni per Confartigianato e del Consorzio del Pampepato. “Mettere in funzione una catena per il fresco è impegnativo, ma almeno fare vendita come fanno i panificatori di dolci pasquali consentirebbe di proseguire l’attività.  Già al momento della chiusura abbiamo dovuto buttare via lieviti e paste frolle preparate per la settimana, e non mi sembra giusto che a restare chiusi dobbiamo essere proprio noi”.  Sono oltre ottanta le aziende artigiane di pasticceria e gelaterie del territorio che hanno smesso di produrre. “E questo è un danno doppio perché crea una spaccatura anche dentro alla stessa categoria, infatti le frittelle di san Giuseppe e le colombe i fornai le continuano a vendere.”
“C’è un buco normativo che crea discriminazione per il quale bisogna intervenire al più presto” – dichiara il presidente di Confartigianato Mauro Franceschini.  “Se l’interpretazione della norma va verso i beni di prima necessità è evidente che questi non possono essere dolci e affini ma per nessuno, altrimenti si crea una concorrenza sleale e questo va evitato”.
 Secondo Confartigianato, lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie rappresenta una assurda discriminazione rispetto anche alla grande distribuzione, dove è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari. Perciò si è rivolta al ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, “sollecitando un intervento tempestivo che faccia chiarezza nelle interpretazioni governative, stabilisca omogeneità di applicazione delle norme in tutto il territorio ed eviti incomprensibili disparità di trattamento tra attività con codici Ateco diversi ma produzioni simili”.
“Siamo i primi a rispettare le regole per difendere la salute dei cittadini – interviene Franceschini -  ma non accettiamo penalizzazioni.”

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 22:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA