Corinavirus e nuove povertà, raffica di richiesta alla Caritas di Foligno: «Sono quasi tutti italiani e tra loro anche artigiani e commercianti»

Sabato 6 Giugno 2020 di Giovanni Camirri
Corinavirus e nuove povertà, raffica di richiesta alla Caritas di Foligno: «Sono quasi tutti italiani e tra loro anche artigiani e commercianti»
FOLIGNO - “La fase attuale è quasi più complessa Delle precedenti. Come Caritas Diocesana per far fronte alle nuove povertà amplificate dall’emergenza covid-19 abbiamo attivato un numero verde dedicato che, con la successione delle fasi verso il ritorno alla normalità, pensavamo avesse completato il suo ciclo. Purtroppo così non è: raccogliamo in media 30 richieste telefoniche di aiuto ogni giorno”. A parlare, interpellato da Il Messaggero, è Mauro Masciotti direttore della Caritas Diocesana di Foligno.
Direttore, se la sente di tracciare un identikit di chi chiede aiuto?
“La quasi totalità delle persone che contattano il nostro numero verde sono soggetti italiani, spesso lavoratori part time e altrettanto spesso piccoli artigiani e piccoli imprenditori”.
Cosa chiedono?
“Chi ha un lavoro part time non riesce a far fronte al pagamento delle bollette e quindi chiede aiuto. I piccoli imprenditori e i piccoli artigiani hanno necessità ben più complesse. Chiedono, in sostanza un aiuto, per nopn dover arrivare a scegliere se dar da mangiare alla famiglia o licenziare i dipendenti e magari, nei casi più estremi, lasciar perdere tutto per poi ritrovarsi ancora peggio di adesso”.
Andando a scavare in queste situazioni che quadro emerge?
“Siamo in una fase dove la gente ha fame perché non sa se può comprare il cibo dovendo rinunciare magari alle medicine. Non sa se può pagare tasse e bollette rinunciando ad altro. Ciò che ci viene richiesto va dagli aiuti alimentari, a quelli economici fino alla possibilità di individuare un tetto, pur se temporaneo, per non dover dormire in auto magari avendo anche figli piccoli. Insomma ci viene chiesto un supporto per far fronte alle spese vive delle famiglie. Il nostro intervento si muove poi mediante percorsi specifici e verificati”.
Una situazione complessa, quindi. Guardando il rovescio della medaglia c’è chi non vuole aiuti pur avendo una situazione drammatica?
“Certo e accade spesso. Approfondiamo quotidianamente relativamente alle nostre competenze tante situazioni.Ci siamo occupati anche della donna straniera che per giorni ha dormito, e praticamente vissuto, lungo le rive del Topino. Nonostante abbiamo messo in campo tutto ciò che potevamo fare questa signora ha rifiutato ogni forma di aiuto. I nostri collaboratori si sono attivamente occupati di questo caso, così come fanno per ciascuna situazione, nella piena consapevolezza che non possiamo obbligare nessuno ad accettare un sostegno se la persona che lo deve ricevere lo rifiuta”.
Questo tipo di situazioni quali effetti producono?
“La cosa che più mi amareggia e che più amareggia operatori e volontari Caritas è la gogna social. Rispetto a questa o ad altre situazioni tanta gente, senza sapere la verità dei fatti e senza approfondire alcunché, ha puntato l’indice contro di noi quasi a ventilare, e in qualche caso anche senza quasi, che non non avessimo fatto nulla. In questi contesti Caritas ha fatto e continuerà a fare tutto ciò che rientra nelle sue competenze. Non possiamo andare oltre e nemmeno invadere ambiti istituzionali che non ci competono. Ciascuno è chiamato a fare il suo. Per il futuro mi auguro che i leoni da tastiera si informino. Noi, lontani dai riflettori, proseguiamo lungo la strada dell’aiuto e dell’accoglienza”.
 
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