Sinner, i segreti che lo hanno portato in finale: dal servizio al corpo allenato con lo sci, tutti i miglioramenti

Sabato 27 Gennaio 2024, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 11:28

IL CLONE

Queste statistiche e quanto espresso in campo venerdì a Melbourne dimostrano che le parti fra i due si sono invertite: Jannik domina lo scambio sin dal primo colpo e Novak forse si alza male dal letto come succede sempre più spesso con l’andare degli anni (lui, a 36, lotta alla pari coi ventenni). Nole è irriconoscibile: arranca, forza e sbaglia tanto, troppo, preso in velocità dall’italiano, proprio come fa in genere lui, gettando l’avversario nella frustrazione. Del resto, Sinner è stato un po’ clonato guardando proprio Djokovic e le somiglianze sono sempre di più: entrambe alti 1.88, come un fisico longilineo, elastico e ricco di forza veloce, sul quale hanno montato qualche chilo di muscoli con attenzione certosina, colpiscono sempre in equilibrio; nati sul cemento, si esaltano in difesa chiudendo tutti gli spazi, da implacabili contrattaccanti da fondocampo - evoluzione di Andre Agassi -, completi nel bagaglio tecnico, dal servizio alla risposta, con l’asso nella manica del rovescio naturale, a due mani. Entrambi costruiti col lavoro e con continue e nuove richieste allo staff tecnico-fisico, per migliorarsi. Entrambi, sin dall’arrivo nel Tour, hanno puntato, senza giri di parole, al massimo, cioè al vertice.

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