Tutto è pronto, da venerdì mattina si farà sul serio.
Lo scorso anno ci fu un cambio di regole integrali ed era necessario scoprire chi avesse imboccato il progetto giusto. Adesso, invece, niente rivoluzioni: tutti i team hanno realizzato delle evoluzioni per spremere al massimo la loro impostazione con 12 mesi di esperienza sulle spalle. Difficile aspettarsi quindi dei colpi di teatro. In questo contesto fluido, la più attesa è la Ferrari. I motivi sono diversi, alcuni contingenti altri atavici. Il Cavallino è il team più antico della storia, l’unico che ha partecipalo a tutti i Campionati dal 1950. Ha vinto più corse ed ha più tifosi in giro per il mondo. Da poche settimane, inoltre, ha cambiato timoniere: concluso il ciclo quadriennale di Mattia Binotto senza il colpo grosso, le redini della Scuderia sono state affidate a Fred Vasseur, il manager-ingegnere che molto ha colpito come comunicatore in queste settimane al comando. Infine c’è il fatto che la SF-23 deriva dalla SF-75 che lo scorso anno, in alcuni passaggi, aveva fatto paura: motore molto potente prima di strozzarlo per problemi di affidabilità e velocissime sul giro secco.
Era necessario lavorare quindi sugli altri punti: migliorare l’aerodinamica per avere più velocità di punta e, soprattutto, trovare più feeling con le varie mescole Pirelli fondamentale in condizione di gara. Quello che si è visto finora, ovviamente, non può essere abbastanza. Ed anche i primi GP potrebbero non chiarire le reali forze in campo perché sarà fondamentale il lavoro di sviluppo. Una cosa è certa: nei tre giorni di test invernali la Rossa non ha dimostrato di avere un altro passo rispetto alla concorrenza. Vasseur, sa fare bene il suo lavoro e, non ha intenzione di scoprire le carte. Deve viaggiare protetto da una spessa cortina fumogena, mentre inizia a dare il suo contributo che finora ha inciso più sull’aspetto umano che su quello, complicatissimo, tecnico. La prima cosa che ha chiarito, per ben due volte, è che in Ferrari non ci sono prime guide, i piloti partono assolutamente alla pari.
Carlos e Charles sembra siano d’accordo ed hanno svolto i tre giorni di lavoro con prestazioni assolutamente simili. Lo scorso anno, invece, lo spagnolo non fu a suo agio con la rossa ad effetto suolo nelle gare iniziali. Altre mosse più repentine di quanto si potesse pensare. Fred ha dato nuovi incarichi a due uomini fondamentali nell’organigramma della Scuderia. Inaki Rueda e Laurent Mekies avranno compiti diversi. Il primo lascerà il muretto al giovane indiano Ravin Jain e lavorerà da casa, dal “remote garage”. Il francese sarà concentrato nella direzione sportiva riconsegnando delle deleghe proprio a Vasseur. I piloti si sono espressi di più, ma senza entusiasmo. Quanta pretattica c’è? In realtà, non sembra molta.
La SF-23 ha dimostrato di non essere ancora perfettamente bilanciata dalle mille riprese in pista. E in alcune occasioni ha avuto pure del “porposing” adesso meno evidente su tutte le monoposto. Gran parte del lavoro di affinamento è stato fatto sull’anteriore, con una sospensione nuova per avere il braccetto dello sterzo nascosto dietro il triangolo inferiore della sospensione. Per far ciò, la scatola guida è stata spostata in basso pare dovendo ridisegnare il telaio. L’avantreno, però, non è ancora stabile ed è incline al sottosterzo una caratteristica che Carlos gestisce bene, mentre Charles non la tollera affatto. Il team di Maranello non ha sicuramente tentato l’assalto alla pole tanto che le vetture non sono scese sul piede dell’1’30” come invece hanno fatto Red Bull e Mercedes. Può darsi che da questo punto di vista le rosse si sentano a posto.