Calciomercato, il valore delle clausole. Accordi privi di valore senza il sì del giocatore

Martedì 19 Luglio 2016 di Eleonora Trotta
Miralem Pjanic
Pjanic, Higuain, Vardy: il calciomercato 2016 verrà ricordato come la sessione delle clausole. Le diverse condizioni inserite nei contratti sotto la voce 'altre scritture' hanno, infatti, acceso il dibattito fra i tifosi di Roma, Napoli e Leicester, e la curiosità dei tanti operatori di mercato, impegnati nello scovare dettagli e postille. Perché la durata e le cifre delle formule rescissorie disegnano la strategia di un club nei confronti del proprio tesserato.

L'introduzione della clausola è stata ereditata dalla Spagna. Inizialmente erano state volute dai giocatori per disporre di maggior margine di manovra sul proprio destino, ma con il tempo le norme contrattuali si sono trasformate in formule che tutelavano le stesse società dagli assalti dei club più ricchi. La storia recente ricorda le clausole stellari di un miliardo di euro per Bale e Cristiano Ronaldo, quelle top di Messi e Neymar di 250 milioni, quella recente di Busquets di 200 milioni, ufficializzata durante l'ultimo rinnovo fino al 2021, e di Griezmann di 100 milioni. Pure Mascherano, nonostante il suo valore si sia negli anni deprezzato, conserva una clausola di circa 100 milioni mentre il Villarreal ha fissato a 50 milioni lo sbarramento per Musacchio, nonostante gli spiragli per una cessione a circa 25 milioni.

De Laurentiis con la vicenda Higuain (clausola di 94,7 milioni) si è confermato un habituè dell'istituto: gli stessi Cavani e Lavezzi, sempre al Psg, erano stati ceduti a fronte della cifra stabilita e concordata con gli stessi giocatori in occasione dei loro ultimi contratti con gli azzurri: 64 milioni per il bomber uruguaiano, 31 per l'attaccante argentino. Ma la clausola per essere valida deve avere il totale consenso del calciatore. Il caso Vardy ha fatto storia in tal senso: l'Arsenal aveva praticamente versato l'importo della cifra stabilita dal Leicester di circa 30 milioni, ma alla fine l'attaccante inglese ha preferito rinnovare il suo contratto con la società di Ranieri. «La clausola rescissoria è un istituto di grande civiltà giuridica. Se consegnato in maniera corretta si pone a tutela di entrambi i contraenti e non crea squilibri rispetto all'adempimento naturale del contratto. Credo che in futuro prenderà sempre più piede anche tra i non top player e tra i calciatori di categoria inferiore», il pensiero dell'avvocato Mattia Grassani.