Scommesse, Simone Montanari: «Anche io ero ludopatico, ho smesso dopo la squalifica. Ai giovani dico: alla larga»

L'ex portiere sospeso nel 2018: la cosa peggiore è il "craving"

Domenica 15 Ottobre 2023 di Massimo Boccucci
Scommesse, Simone Montanari: «Anche io ero ludopatico, ho smesso dopo la squalifica. Ai giovani dico: alla larga»

Tutto cominciò con una partita della Coppa Titano, la coppa nazionale sammarinese. Il 15 marzo 2017 si giocava San Giovanni-Virtus, finita 1-0 per l’autogol di Andrea Righi, che aveva avuto un alto flusso di scommesse a San Marino, in Sicilia e Campania con vincite superiori ai 300mila euro. Due settimane dopo venne aperta l’inchiesta sul calcioscommesse con la collaborazione della Procura di Catanzaro, che trasmise gli atti a Forlì. Ci furono anche arresti, su tutti Armando Aruci, attaccante albanese della Virtus prelevato il 20 maggio 2017 davanti al San Marino Stadium. L’11 gennaio 2018 vennero condannati 24 dei 27 tesserati deferiti (presidenti, dirigenti, direttori sportivi, allenatori e giocatori) e 6 società, con pene fino a 4 anni e 7 mesi. 
Coinvolto anche il portiere Simone Montanari, cesenate residente a San Marino, 43 anni, psicologo in una struttura privata per anziani e psichiatrici.

Si prese 3 anni e 9 mesi di squalifica, più 4.750 euro di multa. Ha avuto una buona carriera in Italia, tra il Perugia in Serie A con Castagner. Boskov e Mazzone, poi in C con Arezzo, Viareggio, Mestre e San Marino, dov’è rimasto fino a vincere il Pallone di Cristallo nel 2009 (massimo riconoscimento) con uno scudetto con La Fiorita e in campo nei preliminari di Champions League e di Europa League.

Fabrizio Corona e i suoi metodi: «300.000 euro e svelo tutto». Ecco come fa soldi, il patrimonio

Cosa pensa di quanto sta venendo fuori in Serie A?
«La situazione è molto analoga a quella che abbiamo vissuto a San Marino. Penso che la cosa venga ingigantita, ci vuole più prudenza e rispetto per i ragazzi che sono stati tirati in ballo. Le persone che hanno sbagliato è giusto che paghino, ma bisogna essere chiari: nel calcioscommesse una cosa è l’illecito sportivo per truccare una partita pilotandone l’esito, mentre un’altra è chi scommette anche se il regolamento sportivo lo vieta, mentre sul piano giudiziario è un reato amministrativo solo scommettere sulle piattaforme illegali. Tutta questa gogna non va bene».


È stato ludopatico?
«Lo sono stato e ho smesso dopo quello che mi è capitato, probabilmente per paura avendone avuta davvero tanta. Quando scommetti non sei consapevole: l’aspetto peggiore è il craving, ovvero il pensiero costante di dover fare la scommessa che è più grave del giocare in sé. Io scommettevo su tutto, tranne che sulle mie partite».


Come lo è diventato?
«Con la maggiore età, un po’ con gli amici e un po’ da solo. C’è un battage pubblicitario enorme, c’è chi lo vuole combattere e chi lo sponsorizza. Per me è nato spontaneamente, diventando quel che si dice una dipendenza senza sostanze».


Ha giocato anche al Totocalcio o solo dalle puntate on line?
«Al Totocalcio mai. Nelle scommesse scegli tu, mischiando i vari campionati di tutto il mondo». 

 


In che modo ne è uscito?
«Quando è scoppiato il caos ho vissuto momenti di panico, non ci dormivo. Questa cosa mi ha portato a smettere, è stato l’aspetto positivo. Non avevo nulla da nascondere dal punto di vista giudiziario quando sono emerse storie di combine, poi da lì si è aperto il filone della giustizia sportiva e sapevo che non avevo rispettato le regole». 


La vicenda delle scommesse a San Marino com’è scoppiata?

«Tutto è nato da una conversazione in un locale pubblico su quanto doveva accadere nella famigerata San Giovanni-Virtus, ed è seguita una denuncia. Su quella partita peraltro io non c’entravo nulla, poi chi è stato arrestato ha fatto il mio nome». 


Cosa le ha lasciato?
«Sul piano della dipendenza dal gioco mi ha impedito di proseguire ed è stato un bene; sul piano personale mi è dispiaciuto molto uscire dal calcio, sporcato e messo in mezzo ad altre cose nelle quali non avevo alcun coinvolgimento. Il fenomeno delle scommesse è diffuso in tutto il mondo e non conosce categorie: non si gioca per soldi, mi sorprendo dei commenti mettendo in relazione quanto guadagnano i calciatori in Serie A. Si gioca per l’adrenalina e per il gusto di farlo. Un calciatore sa che non può farlo ed è passibile di squalifica, sa che rischia il contratto e scommette per il gusto di farlo».


Quali consigli dà ai giovani?
«Gli consiglio di non avvicinarsi a questo mondo, di stare alla larga. Porta più rischi e pericoli che benefici. Non penso solo agli sportivi ma a tutti, andando oltre i regolamenti». 


Lei è psicologo: un supporto può aiutare a superare il problema?
«La mia professione dev’essere di supporto, soprattutto quando la persona ha un pensiero costante nel giocare a qualunque cosa e indipendentemente dalle cifre. La dipendenza è il problema. Sul piano psicologico, l’azzardo attiva il rinforzo intermittente perché dopo episodi negativi succede che vinci e questo ti dà l’illusione di poter padroneggiare la situazione, annullando nella mente tutte le volte che hai perso. Questa cosa è molto difficile da debellare, ci si deve far aiutare».

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA