ROMA «Mi manca lavorare ogni giorno».
Italia-Argentina 0-3: Di Maria raddoppia, poi Dybala. I campioni del Sudamerica vincono il trofeo
Scena muta. Mai la Nazionale, nel quadriennio della sua gestione, è stata dominata come è successo contro la Selecciòn. Più che una figuraccia, una resa. Tattica, tecnica e fisica. Roberto ha provato a intervenire. Senza convinzione. Non è servito nemmeno il cambio di sistema di gioco. Non c'è stata partita.
TENTAZIONE IN VISTA
E non c'è stata l'Italia. Grigia come quella divisa del ct che ci avrebbe dovuto accompagnare, con eleganza e prestigio, in Qatar. Dove, a sentirlo parlare, crede di poter andare lo stesso, contando sulla squalifica dell'Ecuador (la Fifa e la stessa Federcalcio smentiscono ad alta voce questa ipotesi: il posto spetterebbe al Cile). Il ripescaggio mondiale non è però il suo unico tormento. Mancio è di nuovo indeciso sul suo futuro azzurro. L'involuzione della Nazionale lo spaventa: 3 sconfitte nelle ultime 7 gare, le stesse delle precedenti 42 partite di questa gestione. La crisi quindi non è di oggi. Dopo l'estate, evaporati il gioco e lo spirito. Ecco perché lui si guarda attorno, sapendo che il campionato italiano gli offre poco per ricostruire il gruppo azzurro: il Psg, ad esempio, cerca il sostituto di Pochettino che ancora non è stato salutato. Il club parigino aspetta Zidane, valuta Thiago Motta e non scarta Roberto. Che a metà giugno, dopo la quarta partita di Nations League contro la Germania a Moenchengladbach, potrebbe dare sua la disponibilità. Ribaltone complicato: il ct è prigioniero del suo lungo contratto che scade nel 2026.
PENTIMENTO POSTDATATO
Così rimane allineato e coperto. In attesa di vedere se la sua Nazionale reagisce. Se il gruppo, incompleto nel finale di stagione, ancora lo segue. A settembre, prima di fallire la qualificazione al Mondiale per mano della Svizzera e ben prima dell'umiliazione contro la Macedonia, ha avuto un paio di proposte. Le ha scansate, convinto di andare in Qatar (e, a parole, di poter vincere, pensate un po'). Oggi è pentito di quella decisione. Chissà se deciderebbe ancora al volo, senza prendere almeno tempo. Perché sa di non potersi inventare niente a breve termine. Il percorso, leggendo i nomi dei convocati, è al momento indecifrabile. La scelta è al minimo storico. In ogni reparto. Ricominciare/ricostruire non sarà semplice. Mancini ha già detto: «Più dura oggi che quattro anni fa». Anche nel 2018 gli azzurri ripartirono da un'Apocalisse. Ora, secondo il ct, onde altissime all'orizzonte. Complicato prendere il largo. Perché gli interpreti, senza pensare agli avversari straordinari incrociati a Wembley, non si inventano da una partita all'altra. E l'alibi delle assenze non regge fino a un certo punto: forse solo Verratti ha spessore internazionale. Il calcio italiano è quello di mercoledì sera. L'unico successo nelle coppe, e dopo 12 anni, è quello della Roma in Conference League. Nei tornei Uefa non contiamo più da tempo. I nostri club puntano solo su gli stranieri, li prendono pure per i settori giovanili. Nemmeno i migliori che comunque qui bastano a fare la differenza. Il prossimo Europeo è tra due anni. Bisogna lavorare da domani, debutto in Nations League contro la Germania a Bologna, per difendere il titolo nel 2024. Senza illudersi. Questi siamo. Con o senza Mancio.
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