Fa leva sull'orgoglio e sul senso di appartenenza. Walter Mazzarri ci mette la faccia nel momento più difficile del Napoli dopo il brutto 3-0 contro il Torino: «Abbiamo lavorato bene e mi aspetto di vedere una squadra brillante. Ma mi interessa soprattutto lo spirito del Napoli». La società ha mandato tutti in ritiro questa settimana: «Personalmente ho goduto, sapete quanto sia importante per me il lavoro di campo e ho avuto l'opportunità di farlo e magari di curare qualche dettaglio. Capisco che per i calciatori sia importante stare in famiglia, ma dopo una prestazione come quella contro i granata dovrebbero essere contenti pure loro di andare in ritiro. È arrivato il momento di fare dei sacrifici. La posizione del Napoli in classifica non è consona. Mi assumo le mie responsabilità per il Torino perché ho fatto dei lavori fisici ulteriori, ma anche i calciatori devono dare qualcosa in più in questo momento. Lo devono fare per il rispetto della piazza e dei tifosi, ai quali domani chiedo una grande mano. Abbiamo bisogno del sostegno del pubblico per novantacinque minuti e sono convinto che accadrà».
Mazzarri interviene a gamba tesa pure sulla lite tra i procuratori di Kvara e Osimhen: «Onestamente non parlo con gli agenti, ma con i calciatori. Quando si varca questo cancello, l'unico pensiero deve essere di dare il massimo in allenamento. Il resto non mi interessa. L'ho detto a Kvara, lo dirò ad Osimhen quando rientrerà. Contano soltanto la maglia e l'interesse per il Napoli».
L'appello ai calciatori
«Ho sbagliato a farmi espellere, dovevo stare accanto ai ragazzi con il Torino. Non dobbiamo più finire in dieci, nel calcio moderno cambia tanto. Evitiamo di cadere nelle provocazioni.
La formazione
«Non voglio fare il lamentoso, chi andrà in campo potrà fare la differenza. Questo conta. Poi sicuramente un discorso va fatto. Conosciamo tutti il valore di Kim che nello scorso campionato era fondamentale per recuperare certe situazioni. Non è andato via soltanto lui: Lozano era importante, stesso discorso per Ndombele ma anche per lo stesso Elmas. Non era un titolare, ma aveva tanto spazio. Nel calcio moderno non si gioca in 11, i cinque cambi incidono tanto».
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